Banche, che retromarcia tra Glasgow e Belém

1 Dic 2025
In breve Companies & CSR Commenta Invia ad un amico

«Solo quattro anni fa a Glasgow, le banche erano al centro dell’attenzione della Cop con nuovi impegni in materia di clima e natura e 130 trilioni di dollari dichiarati “allineati con l’obiettivo zero emissioni nette”. Questo mese a Belém è stato molto diverso: le banche sono rimaste principalmente ai margini dopo un anno di crescenti finanziamenti ai rischi legati ai combustibili fossili e alle foreste, di pressioni contro la regolamentazione della responsabilità delle imprese e della fine della Nzba». La riflessione è contenuta in una newsletter di Banktrack, organizzazione internazionale registrata come charity in Olanda, la cui attività è quella di monitorare il business degli istituti di credito.

La tendenza, aggiunge Banktrack, ha trovato eco questa settimana al 14° Forum delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani a Ginevra, dove è stato lanciato l’ultimo rapporto Don’t Buy Into Occupation (un report che ricostruisce i legami degli istituti finanziari europei con 104 aziende coinvolte con l’occupazione di Gaza; due le italiane: Eni e Leonardo) e del nuovo Helpdesk dell’Ohchr. Al Forum, il presidente del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite Pichamon Yeophantong ha sottolineato che molte aziende ora dichiarano apertamente di non avere incentivi sufficienti per adempiere alle responsabilità fondamentali in materia di diritti umani.

Proprio questo mese, una ricerca di Banktrack ha rilevato legami crescenti tra banche e aziende coinvolte in crimini internazionali nelle zone di conflitto e una diminuzione della reattività delle banche alle preoccupazioni della società civile. La piena attuazione dei Principi guida delle Nazioni Unite sembra ancora lontana.

 

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