Asvis/2 – I gravi ritardi dell’Italia sugli Sdgs

2 Ott 2017
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Il Rapporto ASviS 2017 conferma che, nonostante i progressi  compiuti in alcuni campi nel corso degli ultimi anni, l’Italia continua a non essere in una condizione di sviluppo sostenibile come definita dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata, il 25 settembre del 2015, dai 193 Paesi dell’Onu. E non sarà in grado di centrare, spiega l’executive summary del rapporto presentato dal portavoce di Asvis Enrico Giovannini, né i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un cambiamento radicale del proprio modello di sviluppo.

MAGGIORE ATTENZIONE, MA POLITICA CONFUSA

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile – si legge sempre nell’executive summary -, ancora troppo generica e da dettagliare in termini di obiettivi e azioni concrete, ha recepito, soprattutto nella dimensione della governance del  processo, molte delle raccomandazioni contenute nel Rapporto ASviS dello scorso anno, tra cui la scelta, annunciata dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel corso dell’evento di chiusura del primo Festival dello sviluppo sostenibile organizzato all’Alleanza, di attribuire proprio alla Presidenza del Consiglio la responsabilità nell’attuazione della Strategia.

I GRAVI RITARDI

Rispetto ai 17 Ssgs, la situazione italiana presenta progressi, ma anche gravissimi ritardi, soprattutto nell’adozione di strategie fondamentali per il futuro del Paese, da quella energetica a quella per la lotta ai cambiamenti climatici. Peraltro, molti dei provvedimenti presi negli ultimi dodici mesi, pur andando nella giusta direzione, non sembrano in grado di assicurare il raggiungimento degli Sdgs e di rispettare gli impegni internazionali presi dall’Italia (come quelli sulla povertà, sulla riduzione delle emissioni e sulla qualità degli ecosistemi), non essendo inseriti in una visione sistemica, chiaramente comunicata agli operatori economici e alla società italiana.

Come segnalano gli indicatori compositi calcolati dall’ASviS, presentati per la prima volta assieme Rapporto, nel corso degli ultimi anni si registra un miglioramento per nove Obiettivi (Fame e alimentazione, Salute e benessere, Educazione di qualità, Uguaglianza di genere, Infrastrutture resilienti, Modelli sostenibili di consumo, Riduzione dei gas serra per combattere il riscaldamento climatico, Tutela dei mari e Giustizia per tutti), un sensibile peggioramento per quattro (Povertà, Gestione delle acque, Disuguaglianze ed Ecosistema terrestre), mentre la situazione resta statica per i restanti quattro (Energia, Occupazione, Città sostenibili e Cooperazione internazionale). Ciononostante, le distanze dagli altri Paesi europei restano molto ampie, come evidenziato dalle analisi della Fondazione Bertelsmann e di diverse organizzazioni internazionali, per non parlare delle forti disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere presenti in Italia, in evidente contrasto con il motto dell’Agenda 2030 “che nessuno resti indietro”.

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