CONCLUSA LA CONSULTAZIONE PUBBLICA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Dnf, Sasb: «sì a standard condivisi, ma…»

5 Lug 2020
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Per la revisione della Dnf in Europa, il Sustainability accounting standards board auspica un «sistema di standard accettato a livello globale», che parta però dai framework esistenti, e resti flessibile: «non esiste una soluzione semplice e adatta a tutti»

Sì a standard di reporting condivisi, ma inseriti in un sistema flessibile che si basi sui framework esistenti. Questa, in sintesi, la posizione del Sustainability accounting standards board (Sasb), uno dei principali riferimenti per le metriche di disclosure Esg, in merito alla revisione della direttiva 2014/95/Ue sulla rendicontazione non finanziaria.

Sì è conclusa l’11 giugno la consultazione pubblica sulle modifiche alla direttiva, aperta a febbraio dalla Commissione europea, che ha raccolto i pareri di diversi stakeholder, fra i quali la Banca centrale europea (vedi l’articolo La Bce vuole entrare in gioco sulla Dnf), l’Eiopa (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni), Accountancy Europe (che ha preso posizione anche in merito a un rafforzamento dell’assurance, vedi l’articolo: “Accountancy Europe: «Più assurance Esg»”), la Global reporting initiative (Gri) e lo stesso Sasb.

Uno dei punti più discussi della revisione riguarda proprio la standardizzazione dei framework di reporting utilizzati, attualmente frammentati in diverse metriche definite da differenti organizzazioni internazionali. Una razionalizzazione di questi standard, secondo molti osservatori, potrebbe migliorare la comparabilità dei dati e semplificare i processi di rendicontazione per le aziende.

A tal proposito, nella risposta alla consultazione pubblicata da Sasb lo scorso 11 giugno, si legge che nonostante le aziende stiano migliorando molto la loro disclosure Esg, «gli investitori fanno ancora fatica a trovare informazioni comparabili rilevanti per il processo decisionale», e molte aziende sono in difficoltà nel «capire quali informazioni riportare, a quale pubblico per quale scopo».

Per questo, secondo l’organizzazione, gli sforzi della commissione per rivedere la direttiva «potrebbero portare a un sistema di standard accettato a livello globale per l’informativa non finanziaria». Il sistema, tuttavia, dovrebbe basarsi sul lavoro delle principali organizzazioni esistenti: oltre alla stessa Sasb, si cita il Climate disclosure standards board (Cdsb), la Global reporting initiative (Gri), l’International integrated reporting council (Iirc) e la Task force on climate-relative disclosures (Tcfd). L’Unione europea dovrebbe utilizzare i framework esistenti come «elementi costitutivi», per definire «un sistema di reporting non finanziario che risponda a una varietà di esigenze». Ad esempio, questo sistema dovrebbe essere sufficientemente completo da soddisfare le richieste di informazioni provenienti da stakeholder differenti (investitori, policy maker, società civile). Dovrebbe inoltre essere flessibile, per consentire approcci su misura nei diversi contesti (geografici, normativi, ecc.) e garantire al contempo una coerenza internazionale.

«La rendicontazione non finanziaria è complessa e sfaccettata», si legge nel documento, e «non esiste una soluzione semplice e adatta a tutti». Per Sasb, l’incapacità di un singolo standard di essere efficace da solo è una funzione dell’eterogeneità degli utenti: «Gli investitori stessi non sono un monolite: ognuno ha la propria strategia di investimento, propensione al rischio e orizzonte temporale».

DOPPIA MATERIALITÀ

Infine, Sasb si concentra sul tema della doppia materialità nel reporting, sottoposto alla consultazione dalla Commissione: «Riteniamo che il concetto di “doppia materialità” dell’Ue sia fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi della direttiva. Questa prospettiva riconosce utile che le informazioni Esg siano interessanti per una gamma molto più ampia di stakeholder rispetto ai tradizionali rapporti finanziari». L’approccio identifica due direzioni nelle quali inquadrare le questioni Esg: come queste influenzano le prestazioni finanziarie di un’azienda e il suo valore nel lungo periodo, e come le attività dell’impresa impattano all’esterno su tutta la società. «Gli standard Sasb e Gri potrebbero fornire una base per informazioni non finanziarie pertinenti, comparabili e affidabili nell’intero spettro della doppia materialità».

Fabio Fiorucci

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