Le analisi confermano il nuovo ruolo πολιτικός dell'ad

I ceo di Davos? Devono leggere Pericle

30 Gen 2023
Editoriali ESG Governance Commenta Invia ad un amico
Le ricerche di Accenture e Deloitte evidenziano il cambio di responsabilità dei ceo. Va verso il tramonto l'idea di elencare le proprie "richieste" allo Stato. Perché il ruolo di chi guida un'azienda è quello di occuparsi della polis

Gli Esg stanno cambiando il ruolo dell’azienda all’interno della polis. E, di conseguenza, stanno cambiando il ruolo e le responsabilità anche dei manager che sono al timone dell’impresa. Per questi timonieri, oggi inizia a essere chiara la responsabilità “politica”, ossia quella di essere alla guida di un soggetto πολιτικός, cittadino della polis. Questa responsabilità, sostengono i ceo più attenti alla storia della dottrina aziendalista italiana, era già nella cultura manageriale dei nostri anni Settanta. Certo, ma quello che accade oggi è la istituzionalizzazione di questi concetti. Per usare un concetto da alta consulenza: oggi, il ruolo πολιτικός dell’azienda e dei suoi ceo, è entrato nei bullet point delle priorità a breve termine.

La rilevanza di questa svolta è evidente nelle ricerche presentate in occasione dell’ultimo World economic forum di Davos. Come ogni anno, le grandi società di consulenza globale hanno colto l’occasione per presentare la visione raccolta dai ceo loro clienti. Ebbene, il filo conduttore di queste analisi, in maniera plebiscitaria, è la sostenibilità, declinata nelle sue molteplici forme e sfide. Vengono presentate decine e decine di variabili, corredate da grafici e tabelle che riflettono l’ordine di urgenza, la rilevanza dei rischi, l’ammontare degli investimenti, il livello di preoccupazione e di fiducia, per ognuno dei fattori riconducibili a environmental, social e governance.

UN’UTILE CONTRADDIZIONE

In questa messe di indicazioni, è utile partire dal report di Accenture “Reimagining the Agenda – Unlocking the Global Pathways to Resilience, Growth, and Sustainability for 2030”, in quanto propone una “contraddizione” che aiuta a riflettere. Il documento, infatti, contiene un capitolo intitolato “The road to 2030: Business Asks of policimakers”, nel quale i ceo individuano 10 domande da porre alle istituzioni per agevolare, promuovere e sostenere il percorso verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati al 2030.

Le 10 questioni sono indubbiamente interessanti. Ma, appunto, la forza del capitolo sta nella contraddizione che aiuta a sottolineare.

Qual è la contraddizione?

Lo stesso studio di Accenture ripete in diverse parti che «il cambiamento più significativo è stato l’aumento delle aspettative di sostenibilità sociale sugli amministratori delegati delle aziende». La ricerca menziona un presidente e amministratore delegato che afferma: «Abbiamo un ruolo sociale che sta crescendo in modo incredibile. Può trattarsi di questioni globali come la resilienza e l’accesso all’acqua, sicurezza pubblica o i senzatetto. Ero abituato a pensare che questo fosse ruolo del governo e che non dovessi fare nulla al riguardo. Non è più così». Gli amministratori delegati stanno prendendo a cuore questo cambiamento di aspettative: il 91% di loro, scrive Accenture, ritiene che il loro ruolo sia quello di proteggere le comunità locali nelle regioni in cui operano.

E poi ancora, aggiunge Acenture, c’è un aumento delle aspettative sugli amministratori delegati che è accompagnato da una perdita di fiducia nei confronti dei governi e delle istituzioni. Secondo l’Edelman Trust Barometer, le imprese sono l’istituzione che raccoglie più fiducia (61%), seguita dalle ong (59%) e dai governi (52%). «Gli amministratori delegati – prosegue lo studio – sono sempre più chiamati a svolgere questo nuovo ruolo, a cavallo tra responsabilità pubbliche e private». Si tratta di un “nuovo standard di leadership”: «Secondo il 70% dei ceo­­ il proprio ruolo è quello di esprimersi pubblicamente su questioni sociali potenzialmente divisive».

Insomma, i ceo diventano depositari delle responsabilità della azienda soggetto πολιτικός. È in questa veste che diventa una “contraddizione” l’approccio delle 10 domande alle istituzioni. Un approccio che, forse, va ripensato: le aziende devono chiedere, o devono porsi con una formula più proattiva e meno attendista?

IL FILO CONDUTTORE DEI GRANDI CONSULENTI

Queste posizioni non sono riportate solo da Accenture. Il tema della responsabilità politica, nei mesi scorsi, era già individuabile in riflessioni di McKinsey e di Bain.

E, sempre nelle settimane di Davos, anche Deloitte ha pubblicato il report “2023 CxO Sustainability Report” che porta due spunti utili alla riflessione.

Il primo riguarda una tabella (vedi immagine sotto) che evidenzia le tipologie di stakeholder dalle quali i ceo si sentono pressati ad agire nel campo del climate change. La cosa notevole è che ci sono otto categorie di stakeholder, sette delle quali registrano tra il 60 e il 70% di risposte positive (l’ottava si ferma “solo” al 50%). Questo significa che, su questa particolare tematica, il ceo è sottoposto alle richieste di tutto il mondo dei portatori di interesse dell’azienda. Detto in altro modo, il ceo viene incaricato di una sfida che riguarda tutti i soggetti che hanno a che fare con l’azienda.

Fonte: Deloitte 2023 CxO Sustainability Report

L’altro spunto arriva da una delle raccomandazioni contenute nel report. «Le organizzazioni – scrive Deloitte – non possono guidare il cambiamento da sole; parte della leadership consiste nel consentire e influenzare i propri stakeholder ad agire. Ad esempio, i leader aziendali possono collaborare con i governi locali e nazionali a sostegno delle iniziative sul clima (cosa che solo il 32% sta facendo, secondo la nostra indagine) e lavorare con i loro fornitori e partner commerciali per soddisfare specifici criteri di sostenibilità (cosa che solo il 44% sta facendo). I leader dovrebbero anche sfruttare la passione dei loro dipendenti offrendo corsi di formazione sul clima e coinvolgendoli nel lavoro di sostenibilità dell’organizzazione».

Ecco, insomma, che non solo l’azienda diventa politica. Ma anche il suo leader deve prepararsi su cosa significa essere una guida per la polis: «Qui ad Atene – scrivevano 2.500 anni fa – noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile».

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