Il caffè coltivato in Italia? Esempio di ignoranza sulla filiera
Oltre la metà degli italiani pensa che nel nostro Paese si coltivi caffè. Il risultato, paradossale, emerge da una indagine AstraRicerche per il Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food. Si tratta di una conferma di quanto ci sia necessità di far luce sulle filiere del prodotto, operazione che potrà premiare chi quelle filiere le monitora, rispetta e valorizza.
La survey “Gli italiani e il caffè”, condotta da AstraRicerche per il Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food, rivela che il 97,7% degli italiani beve caffè e il 71% lo fa ogni giorno. Le donne, con il 73% di consumo quotidiano, superano di poco gli uomini, fermi al 69% e la fascia d’età che ne beve di più è quella che va dai 35 ai 65 anni (oltre il 75%).
ALo studio riflesse importanti lacune nella conoscenza della filiera. Il Brasile è riconosciuto dalla maggioranza come primo produttore mondiale di caffè (72% degli italiani), il 56% cita correttamente anche la Colombia tra i principali produttori, ma Vietnam e Indonesia (rispettivamente secondo e quarta al mondo per volumi) sono segnalati solo dal 10,6% e dall’8,9% degli italiani.
Colpisce soprattutto che quasi la metà degli italiani (44,1%) creda che nel nostro Paese esistano coltivazioni di caffè a cui si aggiunge un 20,5% di chi pensa che siano addirittura coltivazioni rilevanti. Una convinzione che sale al 42% tra i 18-24enni.
Solo quattro italiani su dieci (40,5%) sanno che i chicchi prima della tostatura sono verdi o gialli, mentre la maggioranza li immagina già marroni o neri. Il 53,8% sa che i chicchi sono contenuti in frutti, ma quasi uno su dieci pensa che nascano sottoterra.
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