In Italia, 6 mln di persone in povertà alimentare

16 Ott 2023
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Sei milioni di persone nel nostro Paese, il 12% dei residenti con almeno 16 anni di età (dati 2021), è in una condizione di povertà alimentare. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, oggi 16 ottobre, a rivelarlo è il quarto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid, “Frammenti da ricomporre. Numeri, strategie e approcci in cerca di una politica”, quest’anno realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare che dall’analisi dei dati afferenti a diverse indagini campionarie Istat, tra cui quella sulle condizioni di vita (EU-SILC), restituisce una fotografia della povertà alimentare nel nostro Paese a partire dalla sua intensità, diffusione, distribuzione regionale e dell’impatto sui diversi gruppi socio-demografici (minori, donne, stranieri).

Fra il 2019 e il 2021, nonostante la pandemia, l’andamento degli indici di deprivazione alimentare materiale e sociale è stato sostanzialmente stabile e in diminuzione. La possibile ragione è da ricercare nelle misure ordinarie e straordinarie di sostegno al reddito che almeno in parte hanno mitigato l’impatto della crisi.

La deprivazione alimentare materiale o sociale (misurata come l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni e con l’impossibilità di uscire con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa almeno una volta al mese) risulta più diffusa fra i disoccupati (28,3%), le persone inabili al lavoro (22,3%), coloro con istruzione uguale o inferiore alla licenza media (17,4%), giovani tra i 19 e i 35 anni (12,3%) e adulti tra i 50 e i 64 anni di età (12,7%), stranieri (23,1%), chi vive in una casa in affitto (22,6%) e le persone che vivono nelle aree metropolitane (13,3%).

Guardando alla composizione del nucleo famigliare sono le famiglie monogenitoriali (16,7%) e quelle con 5 o più membri (16,4%) a registrare i tassi più elevati. La diffusione regionale è maggiore al Sud (20,7%) e nelle Isole (14,2%), dove in totale il fenomeno riguarda 3,1 milioni di persone, mentre si registra al Nord Est l’incidenza più bassa, pari al 5,8 per cento.

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