InfluenceMap: poche sgr sostengono davvero la sostenibilità Ue

29 Set 2020
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La maggioranza dei più grandi gruppi finanziari mondiali sarebbe contraria a misure più severe in materia di finanza sostenibile. A rilevare la tendenza un report del think tank non profit InfluenceMap, secondo cui soltanto il 5% dei 63 maggiori gruppi finanziari sostiene strategicamente la politica di finanza sostenibile della Commissione europea.

Come riportato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (Et.Observer/ 232) InfluenceMap ha indicato che diversi asset manager sono impegnati «attivamente» nella promozione di una politica di finanza sostenibile, tra questi Bnp Paribas, Aviva e il Groupe Bpce sono stati membri di uno dei gruppi di esperti della Commissione europea nell’elaborazione dell’Action Plan, mentre rappresentanti di Aviva Investors e Mirova hanno fatto parte dell’Hleg (High level expert group) e rappresentanti di Bnp Paribas Asset Management e Mirova del Teg (Technical expert group). Oltre a loro Legal & General, Nordea, Rabobank, Unipol e Aegon si distinguono per la posizione di sostegno, ma non sembrano essere impegnati «strategicamente».

Per contro, soggetti del calibro di BlackRock, Bny Mellon, Invesco e Ubs sarebbero contrari a una regolamentazione più stringente. Utilizzando BlackRock come esempio, InfluenceMap rileva che la società ha appoggiato la formulazione della Tassonomia europea, sostenendo al contempo un approccio meno rigoroso basato sulla facilitazione della scelta degli investitori rispetto a rigide soglie.

Anche le associazioni di settore sarebbero disallineate dalla maggior parte dei loro membri sulla politica finanziaria sostenibile dell’Ue. Secondo il think tank, European Fund and Asset Management Association (Efama), Association for Financial Markets in Europe (Afme), European Banking Federation (Ebf) e PensionsEurope sarebbero intervenuti per indebolire e ritardare le proposte legislative dell’Ue.

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