ET.IMPACT CONTRIBUTI - L'IMPORTANZA DI UN BENCHMARK

Come si usano gli indici Esg

18 Apr 2019
Notizie extra ESG Market Commenta Invia ad un amico
Ecpi analizza le differenze e le analogie tra indici tradizionali e indici Esg. Ed evidenzia le diverse tipologie di utilizzo, a partire dalla macro distinzione tra "attivo" e "passivo"

Gli indici finanziari in generale possono essere usati in molti modi diversi nell’ambito delle gestioni finanziarie. L’uso forse più noto è quello di benchmarking, ossia la comparazione della gestione di un patrimonio con un parametro di riferimento (l’indice, appunto) che deve rispecchiare, sia in termini geografici sia di componente azionaria/obbligazionaria, l’asset allocation decisa per il portafoglio. In questo caso, l’indice (benchmark) ha due funzioni: una precedente e una successiva all’investimento.

Nel primo caso deve dare un’idea del profilo di rischio/rendimento dell’investimento, mentre, una volta investito, deve consentire la valutazione del lavoro del gestore in relazione a come stanno andando i mercati di riferimento, ovvero se i rendimenti sono inferiori, uguali o superiore all’indice o al paniere degli indici che compongono il benchmark. In alcuni casi, l’indice è usato anche per calcolare gli eventuali “premi” per il gestore che riesce a battere il proprio benchmark. Per quanto riguarda, ad esempio, i fondi comuni di investimento, per la maggior parte delle categorie, è obbligatorio avere un indice (benchmark) di riferimento.

Gli indici Esg (Environmental, social and governance) hanno la medesima funzione per quei prodotti finanziari che hanno un approccio sostenibile, siano essi fondi comuni, mandati di gestione per investitori privati o istituzionali, o altre gestioni delegate. La ratio è sempre quella che il benchmark sia il più coerente possibile con l’universo di investimento del prodotto, in modo che possa essere valutato in maniera accurata il contributo del gestore alla generazione dei rendimenti.

Di recente si è affermato anche un altro uso degli indici, come sottostante di prodotti finanziari passivi quali ETF (Exchange Traded Funds), certificati, polizze unit o index linked. In questo caso, l’indice, replicato in modo passivo dal gestore, diventa l’equivalente di un paniere di investimento, costruito, però, secondo regole scritte e non discrezionali, comunicate preventivamente all’investitore. Tali indici posso avere un focus geografico, ma, più spesso, il focus è tematico o settoriale.

Anche in questo caso, gli indici Esg possono essere usati esattamente nello stesso modo per creare ETF o altri prodotti passivi con un tilt sostenibile; quindi all’eventuale caratterizzazione geografica, settoriale o tematica si va ad aggiungere la componente di screening Esg.

L’investitore istituzionale, nel declinare la propria strategia di investimento in senso sostenibile, può perciò usare gli indici Esg nella propria asset allocation per assegnare mandati di gestione sia attivi sia passivi, comprare prodotti passivi (ETF) o prodotti attivi (Fondi comuni) che abbiano come sottostante indici Esg.

Nel caso prodotti di diversa natura entrino nello stesso portafoglio, una raccomandazione è d’obbligo: le regole di costruzione degli indici Esg non sono tutte uguali (indici best in class, con o senza esclusioni settoriali) ed è quindi consigliabile, prima dell’investimento, una verifica della coerenza dei diversi approcci.

Questo articolo fa parte della serie di contributi sugli indici Esg, firmati per ETicaNews da Ecpi Group, index provider specializzato in Esg con sede a Milano

0 commenti

Lascia un commento