ET.IMPACT CONTRIBUTI - il filtro di sostenibilità sul paniere

Come nasce un indice azionario Esg

31 Gen 2019
Notizie extra ESG Market Commenta Invia ad un amico
I benchmark azionari Esg sono costruiti come quelli tradizionali, salvo nell'individuazione del campione di partenza. I primi hanno in media performato meglio in termini di rapporto rischio/rendimento

Come si legge su Wikipedia: «Gli indici azionari sono la sintesi del valore del paniere di titoli azionari che rappresentano. I movimenti dell’indice sono una buona approssimazione del variare nel tempo della valorizzazione dei titoli compresi nel portafoglio. Esistono differenti metodologie di calcolo degli indici, a seconda della ponderazione che viene attribuita alle azioni del paniere». Cosa significa in pratica? Partiamo da alcuni esempi, tra gli indici azionari più conosciuti vi sono quelli delle Borse del mondo: indice azionario Usa, Italia, Francia o Europa (come aggregazione degli indici dei singoli Paesi europei). Come ci dice la definizione generale, questi indici, detti anche benchmark, hanno come obiettivo quello di rappresentare, con un dato di sintesi, l’andamento del mercato di riferimento.

Per questo motivo sono costruiti come segue:

  • viene selezionato un paniere (o come di dice in statistica: un campione) di società quotate su un deteterminato mercato che rispettino determinati limiti di capitalizzazione e liquidità (flottante e/o controvalore medio scambiato in un determinato periodo) e rappresentative della composizione settoriale di quel mercato;
  • a ciascuna delle società del paniere viene poi attribuito un peso proporzionale alla sua dimensione;
  • a partire dalle quotazioni dei singoli titoli del paniere e con i pesi attribuiti a ciacun titolo, è possibile calcolare il livello (cioè il valore) dell’indice.

Il calcolo del livello dell’indice può avvenire tutti i giorni, a chiusura dei mercati, o in tempo reale cioè ogni pochi decimi di secondo. Il dato di fine giornata è, però, quello usato per creare la serie storica dei valori e i relativi grafici di andamento nel tempo del mercato che intende rappresentare.

Inserendo un filtro di sostenibilità (o Esg – Environmental, social and governance) il procedimento non cambia, se non che l’universo di società da cui scegliere i componenti dell’indice non sarà composto da tutte le società quotate su quel mercato, ma solo da quelle con determinate caratteristiche o che rispettano determinati parametri in materia di difesa dell’ambiente, della società e di pratiche di buon governo. In questo genere di indici nessun settore, quindi, viene escluso a priori, ma in tutti i settori sono selezionate solo le società con uno standard minimo Esg.

Questo significa che i benchmark Esg così costruiti sono identici ai benchmark non Esg, in quanto a composizione settoriale e capitalizzazione media delle società presenti nell’indice, proprio perché si pongono il medesimo obiettivo: dare rappresentatività a un mercato.

Il fatto interessante è che, su quasi tutti i mercati, i dati mostrano come gli indici Esg abbiano in media performato meglio in termini di rapporto rischio/rendimento rispetto ai non Esg (cioè, ad esempio, abbiano generato un maggior rendimento a parità di rischio o un rendimento uguale con minor rischio). Quest’ultima è una dimostrazione concreta, seppur empirica, del valore dei fattori Esg nella valutazione degli investimenti.

Questo è il primo articolo della serie di contributi sugli indici Esg, firmati per ETicaNews da Ecpi Group, index provider specializzato in Esg con sede a Milano

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