Stress da lavoro. Ma del capo non si cura nessuno

21 Nov 2025
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Il lavoro è in generale causa di pressioni per la stragrande maggioranza delle persone (oltre l’80%) e, se per quasi la metà (46%) si tratta di una condizione fisiologica che capita in alcuni periodi più intensi dell’anno, per quasi 1 italiano su 5 (18%) è uno stato perenne. Ma quali condizioni appesantiscono sul luogo di lavoro? E, inoltre, chi coinvolgono e in quale equilibrio tra manager e dipendenti?

Le risposte arrivano da una ricerca realizzata da Lhh, società parte del Gruppo Adecco, che ha realizzato un’indagine per dare voce al lato più umano del lavoro e comprendere quanto il contesto aziendale in Italia sia oggi uno spazio di supporto o, al contrario, di pressione. In particolare, lo studio esplora il punto di vista di C-level e dipendenti sul tema del benessere emotivo e delle relazioni lavorative con l’obiettivo di approfondire come le due parti percepiscono il proprio ruolo e quello dell’altro, in particolare rispetto a stress, burnout e capacità di supporto reciproco.

LE CAUSE DI STRESS

In generale, la più significativa fonte di tensione è dovuta al carico eccessivo di attività (16%) e a situazioni a esso correlate, come la mancanza di risorse (12%) o le pressioni che si ricevono dall’alto (12%). È interessante notare, si legge in una nota, che, mentre scadenze (6%) e rispetto dei Kpi (5%) non creano particolari tensioni, il rapporto conflittuale con i colleghi invece stressa più di 1 italiano su 10 (12%).

ESAURIMENTO

Se non stupisce particolarmente che il carico di lavoro sia causa di affaticamento, un campanello di allarme dovrebbe scattare nel momento in cui le pressioni sfociano in episodi di esaurimento psico-fisico. Tale situazione è capitata almeno una volta nella vita a ben oltre la metà degli italiani (63%) e 1 su 5 (17%) ne è attualmente vittima. Chi ha vissuto questa condizione ha patito stanchezza cronica (18%), insonnia (17%) e disturbi gastrointestinali (13%), ma anche problemi di memoria e concentrazione (14%).

Tendenzialmente l’esaurimento si è tradotto in stati di irritabilità e nervosismo (18%), ma gran parte delle persone ha manifestato anche specifiche frustrazioni emotive, tra cui calo della motivazione e del senso di realizzazione (17%), demoralizzazione (14%), perdita di autostima e fiducia in se stessi (11%) fino alla depressione (10%).

IL RAPPORTO CON I MANAGER

A chi rivolgersi: 2 italiani su 3 (67%) non condividono il proprio disagio con i manager, eppure quasi 1 dipendente su 3 (30%) crede siano proprio i vertici a doversi occupare di benessere psicologico

Secondo l’indagine emerge che stress e burnout sono visti dai lavoratori più come situazioni personali da gestire in autonomia. Infatti, il 40% degli intervistati non ha parlato con nessuno all’interno dell’impresa del proprio malessere. Chi al contrario ha deciso di condividere in azienda l’ha fatto con i colleghi più vicini (31%) o con il proprio diretto responsabile (13%). Meno di 1 italiano su 10 (8%) ha sottoposto la problematica ai vertici. Questo perché 2 lavoratori su 3 (67%) non si sentono liberi di esprimere il proprio disagio emotivo con il management.

Eppure, la gran parte dei dipendenti crede che il benessere psicologico sul lavoro sia un tema che l’organizzazione stessa debba affrontare. In generale i lavoratori tendono ad attribuire la gestione ai vertici (30%), ma anche ai propri diretti responsabili (26%) e solo in seconda battuta al dipartimento HR (24%).

LA SOLITUDINE DEL CAPO

E chi si occupa dei manager? Oltre 1 dipendente su 3 (35%) non è interessato al benessere emotivo dei propri capi.

In base alle evidenze riscontrate, circa 1 lavoratore su 5 (22%) crede che il proprio manager non dia un reale contributo al team, in quanto non risulta essere né fonte di pressione, ma nemmeno di supporto. Mentre quasi un terzo (31%) sente il proprio referente come motivo di stress.

Indipendentemente dal fatto che possano generare motivazione o ansia, i collaboratori percepiscono i propri responsabili come molto stressati (46%). Interessante però notare anche che più di 1 dipendente su 3 (35%) non è particolarmente toccato dal benessere emotivo dei propri leader, infatti non saprebbe dire se questi siano sotto pressione o meno (25%) e 1 su 10 non è interessato proprio alla questione (10%).

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