le conferenze della esg business conference 2025
Call to action Open-es, i primi 7 ambiti d’azione
Una call to action per valorizzare gli Esg come fattore strategico e competitivo per il mondo delle piccole e medie imprese. Una sfida oggi ancor più decisiva, perché occorre confrontarsi con i messaggi contraddittori generati sulla sostenibilità a livello europeo. A lanciarla è stata Open-es, piattaforma digitale per la condivisione dei dati della sostenibilità. Il primo passaggio è stato fatto alla decima edizione della ESG Business Conference, lo scorso 18 giugno, dove l’iniziativa è stata presentata in anteprima, con la conferenza Competitività e Governance a misura di PMI (vai ai video della giornata; rivedi qui sotto la conferenza), in cui i relatori hanno individuato i primi temi chiave da approfondire. Il momento chiave sarà poi il prossimo 11 settembre, presso l’Eni Corporate University di San Donato, con un evento dedicato di mezza giornata. Il concetto sarà ancora Competitività e Governance a misura di PMI, e saranno invitate a confrontarsi un centinaio di persone, in gran parte in rappresentanza delle pmi della piattaforma Open-es, ma anche aziende capofiliera e primari advisor di sostenibilità.
LA CALL TO ACTION ALLA CONFERENCE
La decima edizione della ESG Business Conference è stata l’occasione per lanciare il messaggio. Il panel di discussione era composto da Anna Ponte, ESG Model, Training and Analysis Specialist di Open-es, Alessia Zorattini, Associate e membro del Focus Team ESG di Gianni & Origoni, e Monica Gheser, ESG Italy Business Development di Unicredit. La tavola rotonda ha individuato sette argomenti da sviluppare per accrescere la consapevolezza delle pmi sulla forza competitiva degli Esg.
Il primo aspetto individuato è stato quello della “governance”, tema che «viene lasciato spesso in secondo piano – ha esordito Ponte -, mentre riteniamo sia l’aspetto da cui partire. Non serve concentrarsi solo sulla rendicontazione, senza una struttura manageriale capace di utilizzare e valorizzare le informazioni Esg, in termini di processi, prodotti, obiettivi e percorsi».
Il secondo aspetto è quello di una percezione allentata degli oneri normativi. Osservando il processo di semplificazione europeo, ha spiegato Zorattini, «magari le piccole e medie imprese hanno tirato un sospiro di sollievo, pensando che non fosse più necessario correre ai ripari e implementare tutta una serie di strutture». Ma questo abbassare la guardia sarebbe un errore, «perché questi obblighi rientrano in gioco con regolamentazioni che possiamo definire “derivate o parallele”, adottate da aree geografiche o specifici settori. Ne è un esempio il protocollo di intesa sulla filiera dell’appalto nell’ambito della moda siglato in Lombardia».
Si è poi discusso del tema del nuovo rapporto tra banche e imprese. Da questo punto di vista, le necessità di informazioni Esg hanno avvicinato gli istituti finanziari e le aziende. Gheser ha tracciato il quadro di come i fattori Esg siano entrati nei modelli di valutazione delle banche. Questo non si è tradotto solo in profilazioni delle imprese, ma anche in modelli (rating) di conoscenza più approfonditi da parte degli istituti. Nei fatti, «alle nostre aziende viene fornito un output e questo forse è l’aspetto più rilevante che consente alle aziende stesse di capire se sono agli inizi o a quale punto della strada, rendendole magari consapevoli di star facendo delle cose sostenibili senza saperlo».
Un quarto argomento, conseguenza, di questa nuova relazione, è l’advisory che le banche sviluppano per i piani di Transizione. Riuscire ad accompagnare l’azienda nella costruzione del piano, ha aggiunto Gheser, incide anche «sulle decisioni di investimento più consapevoli da parte dell’impresa e quindi di coinvolgere maggiormente il management».
Ulteriore tema è la relazione tra sostenibilità e capitale umano. Lo ha evidenziato Ponte: «Un elemento che emerge, parlando con le imprese, è che per chi ha imparato a comunicare la sostenibilità in modo corretto ed efficace, quindi riuscendo a valorizzarla, gli Esg si traducono anche in un aumento di candidature per posizioni lavorative in azienda».
Sul piano culturale, è emerso poi l’ostacolo, di natura generazionale e spesso anche territoriale, per cui difficilmente si accetta che “virtuoso” sia anche “competitivo”. Su questa sfida, ha ricordato Zorattini, è necessario uno sforzo combinato che chiama ad agire la finanza e le capofiliera. L’azione comune deve essere orientata a trasformare l’Esg in qualcosa di concreto, e «ben oltre un mero formalismo di compliance».
Un settimo punto, richiamato da Geser, può essere quello di fare squadra sul fronte della finanza, attraverso l’utilizzo di strumenti come i Basket bond sustainability Linked.
LA CALL TO ACTION DI SETTEMBRE
I sette punti evidenziati (governance, sottovalutazione normativa, capitale umano, relazione con le banche, piani di transizione, equivoci culturali, basket bond) sono una traccia delle riflessioni attivabili verso l’appuntamento dell’11 settembre, che Open-es sta organizzando assieme a ET.Group. In quella giornata, infatti, l’ambizione è quella di costruire due tavoli di lavoro in parallelo, uno più focalizzato sulla capacità di guida (e di incentivo) Esg da parte delle aziende capofiliera; l’altro sulle nuove richieste Esg del sistema alle Pmi.
Saranno invitate a partecipare, in larga misura, le pmi di Open-es che più hanno evidenziato dinamismo e sensibilità al tema Esg. Per loro sarà una importante occasione di confronto e, appunto, di richiamo di attenzione sui temi più delicati. Ma sarà importante il confronto con le grandi aziende e il mondo dell’advisory.
Le risultanze di quella giornata saranno il punto di partenza per una chiamata all’azione dei partecipanti, nonché dei network che rappresentano.
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