L'analisi di Morningstar

Le Big Oil europee danneggiate dagli Esg

16 Nov 2022
Notizie ESG Market Commenta Invia ad un amico
Dalla ricerca emerge che gli utili delle maggiori compagnie petrolifere sono saliti vertiginosamente, ma quelle europee sottoperformano rispetto alle rivali americane. Per il provider, il prezzo delle azioni di alcuni colossi europei dell'oil&gas è stato danneggiato dagli investitori Esg, insieme ad altri fattori

Il prezzo delle azioni di alcune delle maggiori compagnie petrolifere europee è stato danneggiato dai fattori ambientali, sociali e di governance (Esg). È la fotografia scattata dall’analisi di Morningstar, “European Integrated Oils Look Cheap: Is ESG the Reason?”, pubblicata il 18 ottobre 2022. La società di servizi americani ha analizzato le performance delle Big Oil europee, come Bp, Shell e TotalEnergies, e le ha confrontate con quelle delle rivali statunitensi, come ExxonMobil e Chevron. Emerge che gli utili di tutte le compagnie sono saliti vertiginosamente e le prospettive per i prezzi delle materie prime sono migliorate.

Tuttavia, come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 314 “Ue, big oil danneggiate dagli Esg”), lo studio ha anche riscontrato una sottoperformance delle grandi società di oil&gas del vecchio continente rispetto a quelle Usa. Nello specifico, la ricerca ha rilevato che il prezzo delle azioni di Bp, Shell e TotalEnergies è «relativamente economico» rispetto al prezzo delle azioni di ExxonMobil e Chevron. Morningstar scrive che gli investimenti Esg sembrano giocare un ruolo importante, insieme ad altri fattori.

IL RUOLO DEGLI ESG

Nell’analisi, Morningstar ragiona che i fattori Esg, in combinazione con gli asset russi e il rischio di tasse impreviste, hanno portato le azioni petrolifere europee a performance inferiori rispetto a quelle registrate negli Stati Uniti. L’incertezza sugli asset russi sembra svolgere un ruolo in particolare per Total e Bp. I fondi sostenibili, invece, rappresentano il 25% delle attività azionarie europee e sono in crescita. Ma questi fondi sottopesano del 50% il settore oil&gas rispetto al mercato.

Secondo il provider, i fattori Esg contribuiscono a questo risultato in due modi. In primis, influisce la significativa quantità di flussi di capitale verso i fondi sostenibili dell’Ue, che spesso sottopesano o escludono gli stock di combustibili fossili. Il secondo fattore citato come potenziale aspetto che contribuisce alla relativa sottoperformance sono le strategie di transizione a basse emissioni di carbonio dei colossi europei del settore fossile che non convincono gli investitori orientati in modo sostenibile perché non le vedono abbastanza aggressive, ma non attirano nemmeno gli investitori tradizionali del settore perché non sono interessati a sottoscrivere investimenti a basse emissioni di carbonio.

Morningstar ritiene che la disparità di valutazione potrebbe persistere a meno che i fondi sostenibili non inizino a investire nell’oil&gas europeo come compagnie in transizione. Tuttavia, questo passaggio potrebbe richiedere tempo e intanto, se i prezzi delle materie prime rimangono forti, il provider si aspetta che Exxon e Chevron continuino a sovraperformare ampliando il divario di valutazione rispetto ai player europei.

Alessia Albertin

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