richiamo alla riscoperta della cultura, grazie agli Esg

Lettera del consulente sostenibile /2

27 Lug 2020
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In questa riflessione ricevuta da un consulente, l'idea è di «non essere più solo cinghia di trasmissione nel collocamento di prodotti finanziari pur se “sostenibili”, ma fulcro autonomo di progettazione»

Anche se è pensiero comune, sia in ambito finanziario sia in quello culturale, che Finanza e Cultura mal si concilino, questo pregiudizio generico e banale, purtroppo radicato trasversalmente in vari strati della popolazione, dovrebbe cessare: finanza e cultura possono trovare un punto di incontro in nuovi modelli di sviluppo legati alla “Sostenibilità”. Se, nel periodo pre-Covid, l’argomento sostenibilità era considerato una delle ipotesi di ripresa, ora nel periodo post-Covid, sembra diventato non più ipotesi di ripresa, ma necessità per la Ripresa; non solo come modello di produzione, ma come stile di vita, che è la tipica modalità culturale per orientare il proprio futuro. Altro pregiudizio diffuso è che la Finanza serva solo per diventare più ricchi e che la Cultura non serva a niente. È qui che il Consulente finanziario, fattore umano di conciliazione fra esigenze di Società mandanti e Clienti, proprio per il suo ruolo centrale, potrebbe valorizzare la sua funzione di formatore proattivo.

Già nel mio articolo del 10 Settembre 2019 su ETicaNews, sottolineavo che «il Consulente finanziario può offrire momenti di benessere per il cliente e la sua famiglia oltre la specifica e professionale consulenza sugli strumenti finanziari», e proponevo che nel bagaglio dello stesso dovesse essere presente il concetto di “dono”, cioè un’azione a titolo gratuito per il cliente e la sua famiglia il cui fine sia di incrementare non il P.I.L. (Prodotto Interno Lordo), ma il F.I.L. (Felicità Interna Lorda).

Le mie erano considerazioni espresse in periodo pre-Covid. Ora, nel dopo-Covid, è emersa ancora più chiaramente l’importanza della Sostenibilità  quale fattore di integrazione fra esigenze del Profitto e politiche di salvaguardia dell’Ambiente, del Clima e delle Relazioni sociali. Mi sembra necessario che anche il  Consulente finanziario prenda una sua posizione autonoma e personale sull’argomento, facendone un atto culturale. Il ruolo del Consulente finanziario si trasformerebbe: non più solo cinghia di trasmissione nel collocamento di prodotti finanziari pur se “sostenibili”, ma fulcro autonomo di progettazione in quanto portatore di valore e di dignità nello svolgimento della Professione. In questo modo, con la sua autonomia e la sua adesione personale, prima che professionale, ai principi della Sostenibilità, anche la consulenza finanziaria si proporrebbe come un atto di cultura vero e proprio.

Ed è bello pensare che il Consulente finanziario sia, non solo nel campo della Finanza, un portatore di cultura sostenibile, a partire proprio dalla modalità di svolgimento del proprio lavoro. Probabilmente questo in parte avviene già quando il Consulente finanziario si pone come consulente e non come venditore, dove la stessa scelta implica un certo grado di sostenibilità nei rapporti fra consulente e cliente .

Sta al Consulente finanziario, proprio in quanto soggetto di cultura, fare una mossa nella direzione di sostenitore della Sostenibilità ed inserirsi nel dibattito su come dare un futuro migliore alle nuove, ma anche nostre, generazioni.

Leggi la lettera precedente

Marco Rota

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