et.intervista/199 - Roberto Citarella

Hsbc: «Pronti al rilancio Sri sull’Italia»

18 Mar 2019
Interviste ESG Market Commenta Invia ad un amico
Il managing director di Hsbc Gam Italia rivela le strategie di crescita sul fronte della finanza responsabile. Parla di «partnership sulla ricerca Esg». E, se le norme lo consentiranno, anche di partnership sui Pir Esg

Hsbc alza la posta Sri sull’Italia. Anche attraverso la ricerca di partnership che consentano di valorizzare il proprio know how nella ricerca Esg. E, nel caso si ripresentino le condizioni, di proporre una declinazione Sri dei Pir. Roberto Citarella, managing director di Hsbc Gam Italia, spiega a ETicaNews la propria visione del mercato italiano. Il manager conferma la fase di “esplosione” del mercato della finanza responsabile, evidenziando come questa accelerazione renda evidente il problema della conoscenza «al di là del marketing». Ne consegue una sfida di formazione per l’intera filiera, dagli istituzionali alle reti.

Si percepisce un’attenzione maggiore e un cambiamento verso un approccio di investimento “socialmente responsabile”?

Lavoro nel settore da più di 20 anni e negli anni passati l’attenzione verso gli investimenti socialmente responsabili era molto limitato. Oggi invece l’interesse in materia di investimenti socialmente responsabili si è ampliato ai vari livelli del processo di investimento. Le questioni ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social and Governance – Esg) possono avere un effetto materiale sui fondamentali delle società, sia in termini di opportunità sia di rischi. L’analisi Esg può mettere in luce rischi latenti e fornire segnali anticipatori su un potenziale deterioramento dei fondamentali societari. HSBC è impegnata in investimenti sostenibili da moltissimi anni (il primo fondo azionario Sri risale al 2001) ed ha integrato i criteri Esg nel processo di investimento di tutte le strategie gestite attivamente. Crediamo che tutti debbano considerare i fattori ESG che dovrebbero diventare la parte essenziale della due diligence di tutte le strategie attive.

Crede che il sistema sia pronto per tale sfida?

Partire da zero adesso è impensabile. Chi li ha dimenticati per anni, ora si trova a dover costruire una squadra rastrellando persone con le giuste professionalità a costo elevatissimo e diventa pertanto una sfida impossibile.

L’alternativa è affidarsi al know how esterno. Voi siete un possibile partner?

Una delle cose che stiamo proponendo è l’offerta della nostra ricerca. Hsbc è molto committed su Esg e Sri. Catturiamo la ricerca Esg nella nostra “Global ESG Intranet Research Platform” partendo da dati esterni ed arrivando ad una ricerca proprietaria integrando con analisi interne. Un anno fa circa erano disponibili a tutti gli analisti del gruppo HSBC le analisi Esg per circa 9.000 emittenti al mondo. Per ogni settore abbiamo determinato pesi per i pilastri E, S e G che riflettano la situazione industriale di ogni settore. L’approccio è stato il risultato di una ricerca da parte degli analisti di credito e azionari, coordinati dal Global Head of ESG Research. Nello specifico il rating globale Esg delle singole società è una combinazione pesata di tre punteggi in base al settore di appartenenza del titolo in questione, E: Ambientale, S: Sociale e G: Governance. Per le società ed emittenti esistono tre gradi di rating di rischio: Basso rischio, Medio rischio, Alto rischio. Gli analisti poi effettuano una ulteriore due diligence approfondita per tutti i titoli che sono valutati essere ad Alto Rischio. Quindi, per rispondere al suo quesito, in una fasi di mercato in cui c’è una forte domanda perché non valorizzare questa competenza per creare delle partnership interessanti.

Venderete conoscenza …

Ho avuto tutte le autorizzazioni dal gruppo per proporre questo nostro fiore all’occhiello. Certo, c’è qualche resistenza strutturale, di chi magari teme una perdita di competitività nel condividere il know how. Ma l’industria sta cambiando, e ritengo che una chiave importante sarà l’offerta di servizi. Siamo già in contatto con 2-3 realtà. In realtà, l’obiettivo, più che una semplice vendita, è quello di creare delle solide partnership.

Che tipo di partner cercate?

Hsbc qui in Italia non ha una propria rete retail, come in altri mercati (basti pensare alla Francia). Il partner ottimale dovrebbe avere una rete di vendita locale interessante.

E a che punto siete?

Sono tre anni che stiamo studiando il progetto Sri. Abbiamo mappato l’intero mercato italiano. Tutte le reti, oramai hanno iniziato ad approcciare la tematica degli investimenti responsabili Esg. Ma resta un problema importante: non conoscono a fondo l’argomento e lo considerano un mero strumento di marketing. Ciò di cui abbiamo bisogno è invece un processo di investimento che si proponga come sostenibile (Esg).

Perciò c’è anche un tema “formazione”.

Certo, che parte dagli istituzionali. Ci sono fondi pensione che ci hanno richiesto un servizio Esg anche se il mandato non lo prevedeva, chiedendo i punteggi Esg del loro portafoglio rispetto al benchmark. I fondi pensione hanno grande bisogno di questa consulenza. Ci hanno anche chiesto il servizio di engagement. Il team d’investimento si incontra infatti regolarmente con le società, sia con quelle destinatarie degli investimenti che con quelle potenziali al fine di capire come il management della società stia fornendo una redditività e rendimenti sostenibili per gli azionisti.

Del resto, parliamo di un nuovo modello di analisi ed investimento, che certo non semplifica l’esistente.

Esatto, il modello finanziario improntato agli Sri è assai complesso. Inoltre, l’Italia ha una parte del sistema imprenditoriale con fisiologico potenziale Esg, che sfugge ai radar: le pmi. Sul mercato italiano, avrebbe un notevole senso un Pir Sri.

Ed Hsbc sta valutando un Pir Sri? Anche di fronte all’attuale fase di incertezza?

È chiaro che molto dipende da come si evolverà l’attuale fase di incertezza legata agli ulteriori vincoli imposti dalla Legge di bilancio. In ogni caso, anche nella versione precedente della normativa, ci sono aspetti da migliorare. Il nostro approccio è un clone del modello francese di Pir “Plan d’épargne en actions” (Pea). Che è un modello aperto all’Europa, e non utilizzabile in Italia, considerando una duplice chiusura. La prima, verso le Sgr straniere che, di fatto, incontrano difficoltà a proporre questo genere di prodotto, per il concorso della fiscalità. Inoltre, salvo un’opzione riguardante i vincoli aggiuntivi introdotti, si prevede l’investimento solo su Pmi italiane, e questo penalizza gli investitori esteri che, in questo modo, finirebbero per caricarsi in toto del rischio Paese. Infine, c’è il problema della concentrazione del rischio su un unico Pir.

Cosa significa “su un unico Pir”?

Significa che l’idea di partenza di questo genere di prodotti, come nel caso francese, è quello dell’apertura di un conto corrente dedicato, non di un unico Pir. Aprendo un deposito, c’è la possibilità di differenziare su differenti prodotti. Anche su questo fronte c’è spazio per molta education presso le banche che ad oggi propongono un unico prodotto e non la possibilità di diversificare su più prodotti.

Cercate un partner anche per i Pir Sri?

Per noi il progetto è pronto. Ammesso che si arrivi a una soluzione che non blocchi lo strumento. Ma dobbiamo farlo con una realtà che ha la Sgr in Italia per agevolare il calcolo della fiscalità e dall’altro contare su una rete distributiva.

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