Il paper dell'istituto sulla scarsa trasparenza

Clima, la Bce striglia le agenzie di rating

21 Set 2022
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La Banca centrale europea ha rilevato delle lacune nella disclosure del rischio climatico da parte delle agenzie di rating del credito. La revisione ha riguardato le informazioni fornite da Morningstar, Fitch, Moody’s e S&P. L'istituto individua tre principali aree di miglioramento e suggerisce di imporre obblighi più granulari

La Banca centrale europea (Bce) ha rilevato delle lacune nella disclosure del rischio climatico da parte delle agenzie di rating creditizio. Le informazioni fornite sono insufficienti e rendono difficile isolare l’impatto del cambiamento climatico. La revisione ha riguardato le informazioni fornite dalle uniche quattro agenzie di rating attualmente accettate dall’Eurosistema: Morningstar, Fitch, Moody’s e S&P. La Bce ha esaminato come i quattro fornitori incorporano il rischio dato dal cambiamento climatico nei propri rating e come comunicano agli utenti le loro valutazioni dei rischi climatici. Le conclusioni del supervisore dell’eurozona sono esposte nel paper “Disclosure of climate change risk in credit ratings”, pubblicato la scorsa settimana. L’analisi fa parte del piano d’azione della Banca centrale su come includere le considerazioni sul cambiamento climatico nella sua strategia di politica monetaria.

Come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 308 “Rischio climatico, la Bce bacchetta le agenzie di rating”), nel documento si legge che le informazioni fornite dalle agenzie di rating non consentono agli utenti «di trarre una conclusione definitiva su quale sarebbe stato il rating del credito in assenza del rischio di cambiamento climatico». Altre critiche mosse dall’istituto di Francoforte riguardano il raggruppamento dei rischi fisici e di transizione, e le loro sottocategorie; la mancata divulgazione dell’entità dei loro impatti; la valutazione dei rischi climatici principalmente nell’ambito ambientale. Inoltre, la Bce nota che è difficile accertare se i fattori climatici che alimentano i rating siano basati su valutazioni più ampie a livello di settore o su considerazioni specifiche dell’utente. Infine, il supervisore dell’eurozona suggerisce che sarebbero necessari obblighi più granulari sulla disclosure dei fornitori di rating.

LACUNE E SUGGERIMENTI

Il paper della banca centrale sviluppa un quadro analitico per confrontare le definizioni, le metodologie, i modelli di valutazione, l’utilizzo dei dati e le pratiche di divulgazione dei fornitori di rating credito sul rischio di cambiamento climatico, rivelando grandi differenze tra le agenzie e le classi di attività. Il quadro si basa su 11 criteri che insieme formano un approccio olistico per classificare il livello di disclosure dal punto di vista di un utente di rating del credito. Dall’analisi emerge che «nonostante i significativi progressi compiuti negli ultimi anni nella disclosure sui cambiamenti climatici» l’Istituto di Francoforte ritiene che «l’attuale livello di disclosure non consenta a un utilizzatore di rating di trarre una conclusione definitiva su quale sarebbe stato il rating in assenza del rischio di cambiamento climatico».

Nello specifico, l’Eurotower valuta che la trasparenza delle definizioni e della valutazione del rischio di cambiamento climatico non sia «sufficientemente granulare» da estrarre la valutazione di un determinato fattore di cambiamento climatico da parte di un’agenzia. Inoltre, l’attuale livello di disclosure «non consente agli utenti di trarre conclusioni sull’impatto delle singole sottocategorie di rischio per il cambiamento climatico», come il rischio di transizione e il rischio fisico. Anche «l’entità dell’impatto del rischio di cambiamento climatico rilevante sui rating» viene divulgata raramente, così come «non è del tutto chiaro in che modo le valutazioni settoriali influenzino le valutazioni del rischio di cambiamento climatico specifiche dell’entità».

Infine, la Bce individua tre principali aree di miglioramento per quanto riguarda le divulgazioni relative al clima: il livello di granularità delle definizioni di rischio di cambiamento climatico; la trasparenza dei modelli e dei metodi utilizzati per stimare l’esposizione al rischio di cambiamento climatico; e la divulgazione dell’entità dell’impatto del rischio di cambiamento climatico rilevante sui rating. E suggerisce che le autorità di regolamentazione dell’Ue potrebbero prendere in considerazione la possibilità di imporre alle agenzie di rating di fornire informazioni più dettagliate sul rischio di cambiamento climatico e sulla loro inclusione nei rating del credito.

Alessia Albertin

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