Il futuro degli Esg? L’azienda politica

12 Dic 2022
Editoriali Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
Nel futuro non c'è una retromarcia del modello environmental, social e governance. Al contrario, c'è una sua affermazione più integrata nel sistema nervoso dei soggetti. Così, le imprese diventano cittadini impegnati nella polis

Cosa c’è dopo gli Esg? È questa la domanda che sta circolando in questo fine 2022, anno in cui il modello environmental, social e governance è finito al centro del mirino. La risposta, va evidenziato, non si lega agli attacchi o alle critiche ricevute negli ultimi dodici mesi. Infatti, il modello Esg non è destinato a fare marcia indietro o, peggio, ad abdicare. Al contrario, la sensazione diffusa è che ciò che seguirà gli Esg sarà una sublimazione dell’attuale modello, una sua ulteriore spinta in avanti. Una integrazione di tale portata nella cultura e nelle dinamiche economico-finanziarie, da divenirne il nuovo sistema nervoso.

PIÙ LARGHI E PIÙ PROFONDI

Quali sono le tracce di questa ulteriore spinta in avanti? Le più chiare arrivano direttamente dai protagonisti del sistema, e sono state analizzate nelle scorse settimane (vedi articolo Gli Esg 2023? La sfida di “S” e “impact”): il lato corporate e il lato finanza degli Esg stanno convergendo verso un concetto allargato e, insieme, più profondo di Esg. “Allargato”, perché stanno prendendo forza molteplici variabili ulteriori a quelle della E, a cominciare da quelle social. “Profondo”, perché si va spostando l’asse delle valutazioni, che passano dagli output prodotti agli impatti prodotti. E questi impatti sono quelli del soggetto, dunque sono gli effetti della ESG Identity dell’azienda, e sono i tasselli che contribuiscono a formarla.

Ma tracce del cambiamento arrivano anche dalle istituzioni e dal mercato. Il regolatore, pure in un anno in cui ha riconosciuto taluni errori della propria over-regulation, ha ormai impostato chiaramente la rotta verso uno spostamento dall’oggetto ai comportamenti del soggetto. Valga per tutti la posizione delle Consob mondiali (lo Iosco) che hanno suggerito in maniera aperta di puntare il mirino proprio sui comportamenti Esg dei soggetti, prendendo atto della necessità di andare oltre le compilazioni tassonomiche (vedi articolo Le Consob controlleranno l’Esg Identity).

Anche dal mercato arrivano segnali importanti. Nelle ricerche più recenti sui consumatori (per esempio, quelle di Bcg e di Sec Newgate) si può leggere il legame delle scelte d’acquisto con l’identità Esg del soggetto che sta dietro i prodotti. Da un lato, le ricerche evidenziano la forte sfiducia nella sostenibilità delle campagne prodotto. Dall’altro, mettono in risalto la connessione tra reputazione e identità Esg.

GLI ESG FANNO IL CITTADINO

Dunque, cosa accadrà quando gli Esg saranno un fattore pienamente integrato nel modo di pensare, agire e condividere del soggetto?

Accadrà che il soggetto avrà coscienza del suo ruolo negli ambiti socio-ambientali in cui si muove. Più avrà coscienza, e maggiore sarà lo scambio: non sarà solo un gestire effetti e conseguenze (spesso nocivi) delle proprie attività, bensì sarà una proposizione attiva di strategie con riflessi utili alla polis.

Questo è il concetto di azienda politica: il soggetto-impresa che diventa partecipe e guida dei destini della polis.

Si tratta senz’altro di un orizzonte inesplorato. Sia nelle modalità di attuazione sia nella definizione di un modello di governance interno all’azienda e nel sistema esterno in cui l’azienda si muove. Perciò, sarà un tema di studio delle prossime ricerche di ET.Group, a cominciare dall’Integrated Governance Index 2023.

Per quanto appaia oggi forse azzardata, la frontiera dell’azienda politica potrebbe rivelarsi meno distante del prevedibile. Un interessante report di Columbia Threadneedle, qualche settimana fa, ripercorreva i balzi tecnologici che hanno permesso alla civiltà di ottenere risultati ritenuti impossibili. Oggi, siamo lontani e ci allontaniamo dai livelli di emissioni compatibili con l’equilibrio ambientale e sociale del pianeta. E, per tornare in carreggiata, serve un altro di quei balzi imprevedibili.

Questo balzo sarà senz’altro uno dei campi da gioco in cui il “cittadino” azienda darà il meglio di sé.

1 commenti

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  • ddc76

    segnalo questo saggio della prof. Gallinaro che, pur risalendo a più di 10 anni, fa tratta proprio il tema della corporate citizenship in termini convicenti

    https://www.impresaprogetto.it/sites/impresaprogetto.it/files/articles/ipejm_2-2012_saggio_gallinaro.pdf

    credo sempre che l’essenza della sostenibilità sia nell’integrazione delle dimensioni dell’esistenza, poichè tutto parte sempre dall’umano, alla ricerca di un futuro desiderabile e disponibile per tutti, nella interdipendenza reciproca e nella ricerca dei co-benefici (a latere, come possibile esempio, segnalo questo recente report del Consiglio Superiore di Sanità sulla politica dei co-benefici sanitari della mitigazione del cambiamento climatico https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3283_allegato.pdf)

    Le imprese sono attori centrali anche perchè rappresentano un universo di cittadinanza poichè compongono un aggregato di diritti doveri desideri impegni evoluzioni (come istituzioni stesse, come manifestazione di scambio di relazioni tra persone al suo interno, come dialogo e confronto con il suo esterno)

    Essere cittadini vuol dire maturare coscienza e avere consapevolezza, da qui sviluppare decisioni e azioni capendo profondamente che è bello e realizzante impegnarsi per portare armonia miglioramenti e benessere attorno a sè, negli altri, nell’ambiente in cui sei: questo potrebbe essere il concetto convincente di dovere di cittadinanza e questo vale sia per il singolo sia per le forme in cui si organizza sia per le istituzioni economiche in cui partecipa

    buon anno e buona vita a tutte/i