le domande sulle "verità" e sui "conflitti interiori"

Lettera del consulente sostenibile /4

9 Dic 2021
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In questa riflessione ricevuta da un consulente, emergono gli interrogativi sulla distanza tra l'agire quotidiano e la sostenibilità. L'ambizione è quella di rimettere al centro la questione etica, coinvolgendo i colleghi in una sfida di cultura

Quanto conta l’etica del consulente finanziario in un sistema che comincia a porsi obiettivi di sostenibilità? Possiamo ritenere la sostenibilità un modello già radicato nel mondo finanziario o è solo una moda del momento?

In quale contesto proviamo a rispondere a queste domande? Sin dall’antichità l’uomo utilizza predatoriamente ciò che il territorio circostante ha da offrire per i suoi fini. Basta citare ad esempio i primi disboscamenti di intere foreste, ad opera dei Romani, che hanno determinato forti erosioni del suolo con conseguenti allagamenti. E così via lungo il corso della storia fino ai nostri giorni. Se prima l’impatto è stato negativo, dall’era industriale in poi diventa disastroso. Oggi sappiamo che tale impatto sull’ambiente, delle organizzazioni umane e della tecnica, è stato a dir poco devastante tanto da mettere persino in serio pericolo la vita sul nostro pianeta. Ma tutto ciò sembra scalfire appena il fortino della coscienza umana. Abbiamo speranze al riguardo? Nel dirimere la questione ci viene in aiuto il filosofo Nicolàs Gòmez Dàvila il quale affermava che «i conflitti interiori rompono la crosta di indifferenza che l’anima oppone alle verità che l’assediano». Confidando nelle sue ponderate ragioni restiamo in trepida attesa. Intanto, sono in molti ad osservare la vita dell’oggi come una realtà “Matrix” in cui si spera nel risveglio di quanti più individui possibili dal torpore indotto dalla contemporanea società dei consumi, apparentemente fuori controllo. Se «le verità» che assediano l’uomo, conseguenti alla sua stessa azione, sono riconducibili alla sua insaziabile avidità, «la crosta di indifferenza» è la sua colpevole e oltraggiosa noncuranza delle verità stesse. Basti pensare all’indifferenza riguardo ai danni causati dalla tecnica estrattiva del “fracking”. Ma il cuore del problema sta nei «conflitti interiori» quelli che dovrebbero scuotere le coscienze e che fanno fatica a rompere quella crosta d’indifferenza che l’anima oppone alle verità che l’assediano.

Perché dunque nella nostra società questi conflitti interiori sembrano così deboli o assenti? È la domanda che mi pongo da quando credo di avere inquadrato bene il problema, maledettamente serio, del cambiamento climatico. Sul perché, suppongo che in parte attenga alla scala valoriale di ogni persona. Il gradino su cui egli pone il valore dell’etica è una cosa rilevante ed esprime il tipo di passo dell’individuo, la sua impronta socio-ambientale, di difficile consapevolezza. Ma c’è dell’altro da considerare, come la cultura, quella sfera umana che attiva la curiosità verso ciò che circonda la propria vita, così come verso ciò che è nell’intimo della vita stessa. Da qui la sensibilità verso qualunque essere vivente e la natura, che ne determina il rispetto.

Ma cosa può scuotere maggiormente i conflitti interiori, ammesso che ci siano? L’unica risposta che riesco a darmi è “una corretta informazione sostenibile” da parte degli attori finanziari, in primis del consulente. Mi riferisco ad una vera e propria attività di sensibilizzazione e alfabetizzazione sui concetti della sostenibilità, soprattutto verso chi acquista i prodotti di investimento, associata ad una consulenza che faccia leva proprio sulla sua scala valoriale. Dall’etica all’etica, dunque, attraverso la sostenibilità. Concetti fortemente correlati fra loro e imprescindibili l’uno all’altro, come argomentato brillantemente da un mio collega nella lettera pubblicata su ETicaNews il 12 ottobre scorso, nella rubrica “Lettera del consulente sostenibile/3”.

 

Passiamo ora alla seconda delle domande che vuole indagare se attualmente la sostenibilità in finanza è una scelta con basi solide o una semplice moda del momento. Dico subito che l’impressione generale non appare lusinghiera, in quanto la maggioranza degli attori finanziari, pur affermando il contrario, non sembra praticare con altrettanta convinzione la svolta sostenibile. Infatti, la reale azione verso la sostenibilità finanziaria si riduce ancora a numeri di raccolta non esaltanti e soprattutto su fondi di investimento variabilmente sostenibili. Per lo più è facilmente riscontrabile come molti di questi presunti prodotti sostenibili mutino il corretto approccio al processo di selezione etica e sostenibile, subordinandola solitamente a quella classica. Come spiegarsi altrimenti l’abbondante presenza dei titoli dell’economia della sorveglianza nonché del settore bancario, lo stesso che finanzia le imprese eticamente controverse? Per fortuna ci sono anche liete eccezioni che brillano di sostenibilità, come le prime stelle che illuminano il cielo notturno, prima di essere indistinte parti del firmamento. Pertanto, avviandomi alla conclusione, possiamo ritenere l’attuale fenomeno della sostenibilità in finanza più assimilabile ad una moda che non ad un processo definitivamente strutturale, seppure in itinere. Cosa fare allora per imprimere un reale cambiamento? Intanto si potrebbe agire su istruzione e cultura in senso lato. Dalla scuola all’università è necessario inserire programmi relativi alla sostenibilità per una classe dirigente di domani consapevole e responsabile. L’altro ambito su cui agire è la finanza dove è necessario rimettere al centro del dibattito proprio quella “questione etica”, posta con forza e per prima in Italia da Banca Etica, che dovrebbe, perché lo è, rappresentare l’humus della finanza sostenibile.

Concludendo, per via della sua privilegiata posizione di prossimità interlocutoria con l’utente finale, il consulente finanziario di oggi ha l’opportunità di acquisire un ruolo sociale in chiave sostenibile evidentemente cruciale. In particolare, è intuitivo ritenere che al successo dell’ambizioso nuovo modello economico sostenibile e inclusivo, di cui l’umanità dichiara di volersi dotare, può contribuire anche il consulente finanziario sostenibile attraverso l’etica.

 

Leggi le lettere precedenti

Tommaso Manzo

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2 commenti

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  • m.tommaso67@gmail.com

    Gentile Marco Rota, sono molto lusingato dal tuo positivo commento al mio articolo. L’intento personale è stato di lanciare una sorta di messaggio in bottiglia da parte di un ipotetico naufrago, intendendo tale ogni consulente sostenibile isolato in un mare di colleghi e altri attori finanziari disinteressati alla finanza etica, responsabile e sostenibile. Trovo molto interessante il tuo condivisibile auspicio di potere dibattere fra colleghi, interessati alla finanza etica, le questioni sollevate nell’articolo e che definisci cruciali. Un caro solidale saluto. Tommaso Manzo

  • MARCOROTA

    Gentile Tommaso,
    leggo in ritardo il tuo contributo che trovo molto stimolante per un vera discussione sul ruolo del ” Consulente sostenibile” e spero che altri colleghi possano e vogliano apportare altri contributi. Nel tuo intervento poni questioni cruciali sulle quali bisognerà dibattere e proporre, per far sì che l’Etica, in Finanza, non sia Moda.
    La riprova è l’esistenza di questa Testata giornalistica che unisce Informazione e Cultura, permettendoci di dialogare. Un caro saluto. Marco Rota