Morningstar: IA e transizione, i rischi per le utility Usa
Nonostante i rapidi miglioramenti globali nell’efficienza energetica, l’impatto dell’alimentazione dei data center per l’intelligenza artificiale sta emergendo come una sfida importante.
Nel loro ultimo articolo, Othman Trid e Shane Tiley di Morningstar Sustainalytics, hanno analizzato le implicazioni del crescente fabbisogno energetico dell’IA e le opportunità e le sfide associate nel mercato energetico statunitense: l’intelligenza artificiale sta infatti rivoluzionando vari settori, ma comporta un aumento esponenziale del consumo energetico, soprattutto nei data center (basti pensare che la potenza computazionale necessaria per sostenere la crescita dell’IA raddoppia ogni 100 giorni, e l’energia richiesta per eseguire le attività di IA sta già aumentando, con un tasso di crescita annuo compreso tra il 26 e il 35%).
Soddisfare questo fabbisogno energetico può diventare, in alcuni casi, molto difficile: ad esempio, nella Virginia settentrionale, attualmente il più grande mercato mondiale di data center, i tecnici hanno iniziato a ritardare l’approvazione di nuovi progetti a causa dell’aumento della domanda di elettricità da parte delle infrastrutture di IA; in regioni quali l’Arizona e il Texas, dove i data center si affidano a sistemi di raffreddamento ad alto consumo idrico per migliorare l’efficienza energetica, si nota una crescente consapevolezza sociale dell’impatto ambientale e sociale dei data center di IA. Per questo motivo le decisioni di ubicazione dei data center, se non guidate da criteri ambientali, rischiano di compromettere gli obiettivi di decarbonizzazione.
INTENSITÀ CARBONICA DELLA PRODUZIONE ELETTRICA
Con l’aumento della domanda di energia elettrica legata all’intelligenza artificiale, i data center scelgono sempre più spesso sedi in regioni dove l’energia è abbondante e competitiva in termini di costi e, in molti casi, si tratta di energia che dipende fortemente dai combustibili fossili.
Gli esperti hanno analizzato la carbon intensity della produzione tra le utility statunitensi incluse nell’universo Morningstar Sustainalytics: circa il 40% delle utility valutate presenta una carbon intensity “high” o “very high”, il che suggerisce che una quota significativa del settore energetico statunitense continua a fare affidamento su impianti di produzione ad alta intensità di carbonio, il che comporta rischi sia di transizione che normativi.

L’indagine ha evidenziato inoltre come come gran parte delle aziende statunitensi del settore utility non è ancora pronta per la transizione low-carbon: solo il 39% ottiene un punteggio “strong” nella gestione dell’implied temperature rise (Itr), mentre nessuna è stata valutata come “very strong”. In Canada, invece, la situazione è più equilibrata.
Per far fronte alla crescente domanda di energia richiesta dai data center di intelligenza artificiale, gli esperti suggeriscono agli investitori di:
- valutare l’allineamento delle utility utilizzando indicatori quali carbon intensity e gli score Itr per capire quali aziende sono meglio posizionate per un futuro energetico low-carbon;
- fare engagement di utility e fornitori di energia elettrica con un rating “weak” in termini di adeguamento alla transizione, per promuovere una migliore governance, una strategia più chiara e una maggiore trasparenza nella pianificazione della decarbonizzazione;
- sostenere le riforme normative e le autorizzazioni che contribuiscono ad accelerare la diffusione dell’energia pulita e la modernizzazione della rete;
- considerare le caratteristiche dei sistemi energetici regionali, tra cui l’affidabilità e l’intensità delle emissioni, quando si valuta l’esposizione ai mercati dell’energia elettrica legati alla crescita dell’IA;
- collaborare con le utility, gli sviluppatori di data center e i responsabili politici per contribuire a definire soluzioni energetiche scalabili e sostenibili.