Serie: L’Età del Carbonio - Carbonsink per ET.Climate

Quanto costa il carbonio?

13 Lug 2022
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L’Età del Carbonio è una serie mensile che esplora gli scenari della transizione climatica in rapida evoluzione e i temi carbon emergenti nel mondo della politica, dell’economia e della finanza. L’Età del Carbonio è prodotta da Carbonsink per EticaNews e viene pubblicata ogni mese con la newsletter ET.Climate 2022

Arrestare l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra è fondamentale per affrontare la crisi climatica in corso. Uno dei principali strumenti per ridurre le emissioni e guidare le economie mondiali verso un futuro low carbon è il carbon pricing, un insieme di misure che sfruttano i meccanismi del mercato per disincentivare l’emissione di gas climalteranti in atmosfera, regolando il prezzo del carbonio. Attualmente i prezzi delle tonnellate di carbonio sono in forte aumento, sia a causa dell’ampliamento organico del mercato, che a seguito dell’adozione di normative e provvedimenti governativi più ambiziosi e strutturali.

I due principali strumenti di carbon pricing di tipo regolato (compliance markets) sono il sistema di scambio di quote di emissione (emission trading system o Ets) e le tasse sul carbonio. Nel primo caso il governo fissa un limite che stabilisce la quantità massima di emissioni emettibili dagli impianti che rientrano nel sistema regolamentato. Entro questo limite, le imprese possono acquistare o vendere quote di emissione in base alle loro esigenze. Nel secondo caso, invece, il governo stabilisce un prezzo che gli emettitori devono pagare per ogni tonnellata di emissioni di gas serra emessa. A questi si aggiungono i mercati volontari, in cui i crediti di carbonio generati secondo metodologie di standard internazionali di certificazione, vengono acquistati dalle aziende all’interno di strategie di riduzione e gestione delle proprie emissioni. Si parla di carbon pricing interno quando gli impatti a lungo termine delle emissioni e del prezzo del carbonio vengono integrati nella valutazione di fattibilità e redditività di progetti, investimenti e modelli di business da parte delle aziende.

LIVELLI RECORD NEI COMPLIANCE MARKETS

Secondo lo State and Trends of Carbon Pricing 2022, rapporto World Bank che offre una fotografia degli sviluppi annuali del carbon pricing, nel 2021 i ricavi globali ottenuti dall’Ets e dalle tasse sul carbonio hanno raggiunto un valore pari a 84 miliardi di dollari, un incremento di circa il 60% rispetto all’anno precedente. In particolare, i prezzi nel sistema di scambio di quote di emissione nel 2021 hanno raggiunto livelli record sfiorando i 56 miliardi, superando per la prima volta le entrate derivanti dalla tassa sul carbonio, giunte a circa 28 miliardi.

Figura 1: Evoluzione dei ricavi globali derivanti dagli strumenti di carbon pricing.

Il rapporto rileva che attualmente gli strumenti di carbon pricing attivi a livello globale sono 68, di cui 36 carbon taxes e 32 emission trading systems. I prezzi più elevati sono stati raggiunti in diverse giurisdizioni come Unione europea, California, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Svizzera e Canada.

Figura 2: Evoluzione dei prezzi dei permessi scambiati nei principali Emission Trading System dal 2008 al 2021. Fonte: World Bank, 2022

La maggior parte degli sviluppi dei prezzi del carbonio negli Stati Uniti avviene a livello subnazionale, generalmente attraverso l’Ets, con aumenti significativi dei prezzi nel 2021 in particolare in California (circa 30 dollari per quota di emissione) e nei paesi sulla costa nord-est degli Stati Uniti, regolamentati da un tipo di Ets chiamato Regional Greenhouse Gas Initiative (circa 15 dollari per permesso).

Anche la Cina, che a regime si prepara a ospitare il più grande mercato delle emissioni di carbonio al mondo, sta sperimentando un trend in crescita per quanto riguarda i prezzi del carbonio. Sebbene i prezzi delle quote di emissione rimangono relativamente bassi rispetto ad altri sistemi di tariffazione, il prezzo di chiusura dell’anno, pari a 54,2 yuan (8,5 dollari) per tonnellata metrica di CO2 (tCO2), è positivo se si considera che l’Ets nazionale cinese è entrato in attività solo nel 2021 e sta ancora muovendo i primi passi.

Nonostante le tensioni geopolitiche e la volatilità economica, il mercato Europeo Ets rimane quello dal valore commerciale più alto. Il Market Sentiment Survey 2022 dell’International Emissions Trading Association (Ieta) riporta un aumento dei prezzi del 64% tra giugno 2021 e maggio 2022, con un picco di 96.90 euro/tCO2 nel febbraio 2022. Il recente aumento dei prezzi del mercato Ue ha coinciso con alcune significative riforme e modifiche più restrittive del mercato, come la decisione dello scorso anno di aumentare il target di mitigazione 2030.

IL MERCATO VOLONTARIO

I crediti di carbonio accreditati da meccanismi indipendenti dominano il mercato degli scambi volontari. Il report World Bank segnala infatti come il mercato volontario abbia superato per la prima volta 1 miliardo di dollari a fine 2021, accelerato dagli impegni climatici presi dalle grandi aziende. Un risultato che rispecchia sia l’aumento dei prezzi che quello della domanda da parte degli acquirenti aziendali, sempre più interessati ad attuare strategie di compensazione delle emissioni non riducibili.

I crediti di carbonio certificati possono essere generati da diverse tipologie di progetti a impatto positivo per il clima, gli ecosistemi e le comunità locali. I crediti di emissione più richiesti risultano quelli generati da nature based solutions, in particolare quelli in ambito forestale e di gestione del suolo, il cui valore è più che duplicato tra il 2020 e 2021.

UNO SGUARDO AL FUTURO

L’adozione di strumenti di carbon pricing è un percorso complesso, specialmente nel contesto attuale di crescente inflazione e aumento dei prezzi dell’energia. Sebbene i governi stiano integrando sempre di più gli strumenti di carbon pricing nelle loro politiche, il report World Bank segnala che questi coprono attualmente soltanto il 23% delle emissioni globali di gas a effetto serra, rimanendo significativamente al di sotto di quanto necessario per soddisfare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. In un sondaggio condotto da Reuters nel 2021, 30 economisti climatici interpellati sul tema hanno stimato che sarebbero necessari prezzi di 50-250 Usd/tCO2e per raggiungere l’obiettivo 1.5°C di Parigi, percorso necessario verso un’economia net zero.

Per massimizzare l’efficacia e i benefici del carbon pricing, la World Bank incoraggia un allargamento di tale strumento a porzioni più ampie di emissioni globali, anche rafforzando approcci trans-frontalieri e inserendoli in politiche climatiche e sociali più eque. Nell’ultimo anno, la cooperazione internazionale in questo senso ha fatto notevoli passi avanti.

Parte del più ampio pacchetto legislativo del Green Deal europeo annunciato nel 2020, l’Unione europea ha proposto una serie di riforme volte ad allineare gli sforzi dei paesi dell’Ue verso il target di decarbonizzazione 2030. Appena un mese fa il Parlamento europeo ha raggiunto un accordo su una proposta di riforma del pacchetto di legislazione climatica che include l’introduzione nell’Ets europeo del meccanismo Carbon Border Adjustment (Cbam). L’iniziativa si propone di tutelare i settori economici dell’Unione dalla concorrenza delle importazioni provenienti da Paesi con impegni climatici meno stringenti o assenti. L’obiettivo è ridurre il rischio di delocalizzazione delle attività economiche ad alte emissioni di gas serra in contesti con normative ambientali e climatiche più lasche, il cosiddetto carbon leakage, salvaguardando la competitività delle industrie europee e al tempo stesso riducendo le emissioni globali.

Nonostante meccanismi di border carbon adjustment siano in via di esplorazione anche in altre giurisdizioni come Canada e Regno Unito, la loro adozione non è priva di complessità. Il sondaggio Ieta mostra infatti come, nonostante la maggioranza degli intervistati si aspetti che l’introduzione del Cbam sia “piuttosto efficace” per mitigare il rischio di carbon leakage, alcuni degli intervistati hanno espresso preoccupazione riguardo all’impatto del meccanismo sulla competitività di industrie orientate all’esportazione in assenza di una soluzione normativa adatta. Il sondaggio ha anche evidenziato il tema dello sviluppo nei prossimi cinque anni di sistemi di carbon pricing da parte dei partner commerciali dell’Unione, possibilità sostenuta dal 43% dei partecipanti.

Valentina Ortis, Giusy Pellegrini (Carbonsink)

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