Serie: L’Età del Carbonio - Carbonsink per ET.Climate

Net zero e oltre: tra leader climatici e aziende in ritardo sul clima

26 Ott 2022
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L’Età del Carbonio è una serie mensile che esplora gli scenari della transizione climatica in rapida evoluzione e i temi carbon emergenti nel mondo della politica, dell’economia e della finanza. L’Età del Carbonio è prodotta da Carbonsink per EticaNews e viene pubblicata ogni mese con la newsletter ET.Climate 2022

South Pole, leader mondiale in soluzioni climatiche e progetti di mitigazione, di cui Carbonsink fa parte da gennaio 2022, ha recentemente pubblicato un nuovo rapporto che offre un’analisi approfondita di come il settore privato internazionale si sta muovendo per il clima, con particolare riferimento agli impegni verso il net-zero. Il nuovo Net Zero and Beyond comprende interviste a oltre 1.200 dirigenti del settore della sostenibilità di grandi aziende attente al clima, per capire cosa li spinge a impegnarsi, quali rischi vedono, a quali soluzioni si rivolgono e in che modo stanno guidando le loro organizzazioni verso un percorso di azzeramento delle emissioni. Per una visione più completa, l’analisi include anche dati dal database proprietario di South Pole: 68 mila aziende più o meno proattive per il clima, che ci forniscono un’immagine più realistica di come il settore privato stia, seppur troppo lentamente, avanzando verso il net-zero.

I LEADER CLIMATICI

Le interviste ai dirigenti del settore sostenibilità in aziende proattive per il clima fanno emergere tre tendenze principali. I leader della sostenibilità aziendale dettano il ritmo e danno l’esempio. L’87% delle aziende attente al clima ha fissato un obiettivo net-zero, con un maggior numero di obiettivi di riduzione delle emissioni basati su dati scientifici a supporto (Science-Based Targets), e sono guidate da tempistiche ambiziose. Il 40% dei leader climatici intervistati che non hanno ancora un obiettivo di azzeramento prevede di fissarne uno entro la fine del 2023. Inoltre, a prescindere dalle cupe prospettive economiche, quasi tre quarti delle aziende intervistate (74%) stanno investendo di più per raggiungere i loro obiettivi.

Sebbene questi dati siano molto incoraggianti, il forte aumento dell’ambizione climatica delle aziende, incluse quelle che si identificano come “grandi emettitori”, solleva qualche perplessità rispetto alla fattibilità di tali impegni. Le aziende, anche quelle in testa al gruppo, si rendono pienamente conto della portata della riduzione di tutte le emissioni lungo l’intera catena del valore?

Quasi un quarto (23%) delle aziende che lavorano per raggiungere il net-zero decide di non pubblicizzare i propri progressi. Mentre il greenwashing aziendale è stato ampiamente denunciato, la ricerca di quest’anno rivela un’altra pratica emergente tra le aziende: il “silenzio climatico” (trad. “green-hushing”). Si tratta di una tendenza preoccupante, in quanto una minore comunicazione pubblica rende gli obiettivi più difficili da valutare e limita la condivisione delle conoscenze, precludendo opportunità di collaborazione e sminuendo il ruolo guida dei leader climatici agli occhi dell’opinione pubblica.

Nuove opportunità di business e la necessità di aumentare la resilienza spingono le aziende verso obiettivi net-zero. La domanda da parte dei consumatori continua a essere in cima alla lista delle ragioni che spingono le aziende intervistate a perseguire obiettivi climatici ambiziosi (44%), seguita a ruota dall’opportunità di rafforzare la leadership del marchio sul tema del net-zero (43%). Per la prima volta dal 2020, inoltre, la necessità di gestire gli shock esterni è stata classificata dal 37% delle aziende come uno dei tre principali fattori che spingono a perseguire gli obiettivi net-zero. Inoltre, il 23% vede lo zero netto come un modo per gestire il rischio reputazionale, in un contesto dove consumatori e società civile impongono uno scrutinio sempre più deciso sulla performance climatica delle aziende.

IL PANORAMA GLOBALE

Rappresentando solo le aziende più orientate alla sostenibilità, questi dati non ci forniscono una visione completa. Per dare allo studio una prospettiva più ampia, South Pole ha analizzato il suo database proprietario, composto da 68.000 aziende, tra cui le Global Fortune 500, i principali indici azionari e tutte le aziende che fanno riferimento a Cdp e Gri. Confrontando l’analisi del database con i risultati del sondaggio si scopre un panorama decisamente meno roseo.

Meno obiettivi net-zero. Di queste 68.000 aziende, solo il 7% ha fissato un obiettivo di emissioni nette zero, con un calo del 90% rispetto alle aziende dei leader della sostenibilità intervistati. Tuttavia, è promettente che la maggior parte di questi obiettivi di azzeramento tra le aziende del database (60%) sia sostenuta da target di riduzione delle emissioni basati su dati scientifici.

Orizzonti temporali più estesi per raggiungere il net-zero. Mentre due terzi delle aziende intervistate puntano a raggiungere gli obiettivi net zero entro il 2030, solo il 16% delle aziende del database si è impegnato a raggiungere l’azzeramento entro tale data. Il 59% si concede un orizzonte temporale più esteso, puntando al 2041-2050.

Per quanto riguarda lo slancio regionale per l’azzeramento delle emissioni, il database indica che la maggior parte degli impegni per l’azzeramento delle emissioni proviene da aziende del Regno Unito, degli Stati Uniti e della regione Dach.

La discrepanza tra le interviste ai leader climatici e i dati del database ‘misto’ può essere ricondotta al fatto che, in virtù della presenza di team di sostenibilità dedicati, le aziende intervistate abbiano messo l’azione per il clima in cima alle loro agende, rispetto alle aziende del database. In sostanza, chi ha già cominciato a muoversi per il clima, sta accelerando, mentre chi è rimasto indietro fatica ad ingranare.

IL PERCORSO

La ricerca di South Pole, Net Zero and Beyond, rileva che ancora troppe poche aziende a livello mondiale stanno fissando obiettivi climatici credibili e basati sulla scienza, un dato in linea con la prospettiva italiana fornita dal Net Zero Readiness Index di Carbonsink. Le aziende che lo fanno sembrano essere preoccupate di comunicare le loro azioni per il clima e temono di provocare un contraccolpo tra i principali stakeholder, tra cui stakeholder, compresi i clienti, i media e le Ong.

Nonostante l’incertezza globale che continua a dominare il panorama della corporate climate action, agire per il clima oggi è possibile. Per incorporare con successo un obiettivo net-zero all’interno della strategia climatica aziendale, c’è bisogno di un percorso chiaro e allineato con la scienza Sbti, che sfrutti al meglio le soluzioni attualmente disponibili per decarbonizzare, e investa in modo proattivo in innovazioni tecnologiche per l’eliminazione del carbonio residuo.

  • Ridurre: pianificare una traiettoria di riduzione delle emissioni lungo l’intera catena del valore. Stabilire un obiettivo net-zero basato su dati scientifici, con tappe intermedie su come raggiungerlo.
  • Compensare le emissioni residue: diventare climate neutral attraverso l’acquisto di crediti di carbonio di alta qualità per finanziare progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici che evitano o rimuovono emissioni e supportano lo sviluppo sostenibile delle comunità.
  • Neutralizzare: una volta che le emissioni sono state ridotte a livelli prossimi allo zero, eliminare le emissioni residue inevitabili con l’assorbimento di carbonio per raggiungere lo zero netto.

Secondo la traiettoria attuale, l’aumento delle temperature potrebbe ridurre il Pil globale del 14% (23 mila miliardi di dollari) entro il 2050, rispetto a un mondo senza cambiamenti climatici. Visti i crescenti costi dell’inazione climatica, il 2022 è l’anno più conveniente per iniziare a perseguire il net-zero.

Valentina Ortis (Carbonsink)

Report Net Zero and Beyond, South Pole, scaricabile qui.

 

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