Tassa Co2 alle frontiere, l’Ue valuta super esenzione
Il 6 febbraio, come riportato nella Rassegna stampa aumentata ESG/400, il Commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra ha dichiarato che la Commissione europea sta prendendo in considerazione la possibilità di esentare la maggior parte delle aziende del blocco dalla nuova tassa sul carbonio alle frontiere, il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam). Il Cbam, che dovrebbe entrare in vigore dal 2026, rappresenta la prima imposta di questo genere al mondo, imponendo un’imposta sulle emissioni di Co2 di beni importati, come acciaio, alluminio, cemento e altri, dentro il blocco. Tuttavia, un’analisi della Commissione europea ha rilevato che il 97% delle emissioni che saranno coperte dal Cbam sono prodotte solo dal 20% delle aziende che sarebbero sottoposte al nuovo regime. Bruxelles sta quindi valutando di esentare dal Cbam l’80% delle aziende meno inquinanti, alleggerendo così il loro carico burocratico di compliance. La mossa fa parte del piano di semplificazione lanciato dall’Ue per rendere le sue industrie più competitive e potrebbe essere aggiunta al pacchetto sulla sostenibilità previsto per questo mese.
In base alle regole attuali, secondo le stime dell’industria, solo in Germania dovrebbero esserci 20mila aziende che importano beni idonei e che dovranno pagare la tassa sul carbonio. Ci si aspetta che gli importatori europei trasferiscano il costo della Co2 ai fornitori di tutto il mondo. La politica ha suscitato critiche da parte di partner commerciali come Cina, Sudafrica e Brasile, secondo i quali la misura penalizza le economie in via di sviluppo. Al contrario, Bruxelles ritiene la tassa uno strumento per garantire condizioni di parità e impedire alle aziende europee di eludere le politiche climatiche dell’Ue trasferendosi all’estero, assoggettando le merci importate allo stesso prezzo del carbonio pagato dalle industrie europee.
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