report del council on foreign relations

Al soft power Usa serve policy sul clima

5 Nov 2025
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Il documento evidenzia la grave lacuna della politica estera Usa sull'adattamento climatico in ambito sanitario, nonostante gli impatti crescenti sulla salute globale, specialmente nei Paesi a basso e medio reddito. Necessario costruire un consenso domestico partendo da attori subnazionali, in attesa di un nuovo impegno federale

Il cambiamento climatico sta incidendo in modo sempre più profondo sulla salute pubblica mondiale. Aumento delle temperature, inquinamento atmosferico ed eventi meteorologici estremi aggravano le fragilità sanitarie, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, dove le infrastrutture sanitarie, alimentari e idriche sono meno resilienti.

Thomas J. Bollyky, Bloomberg Chair in Global Health del Council on Foreign Relations evidenzia come la politica estera statunitense non abbia ancora sviluppato una strategia strutturata per affrontare l’emergenza dell’adattamento climatico in ambito sanitario. Il report “The Climate Adaptation Crisis in Global Health”  è stato pubblicato a settembre 2025.

Un dato chiave è l’inadeguatezza degli investimenti: meno del 10% dei fondi climatici globali è destinato all’adattamento, e solo lo 0,5% di questi riguarda direttamente la salute. Le misure di adattamento però richiedono risposte complesse e localizzate: piani urbanistici per contrastare il caldo estremo, programmi per la gestione dei vettori, potenziamento della rete idrica e fognaria, formazione e mantenimento del personale sanitario. Sono interventi che esigono capacità tecniche, continuità di finanziamento e coordinamento istituzionale. La politica climatica statunitense ha storicamente privilegiato la mitigazione delle emissioni, trascurando l’adattamento. Sebbene l’integrazione dell’adattamento sia iniziata sotto l’amministrazione Obama e sia stata ampliata dall’amministrazione Biden, la politica Usa sul tema rimane instabile. L’attuale amministrazione (la seconda amministrazione Trump) ha ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, chiuso programmi di ricerca su clima e salute presso Nih e smantellato di fatto l’Usaid, riducendo drasticamente i finanziamenti. Questa oscillazione politica ha eroso la coerenza e l’affidabilità dell’impegno Usa a livello internazionale.

Bollyky introduce una classificazione degli interessi strategici degli Stati Uniti in materia di adattamento climatico sanitario articolata in tre livelli. Al primo livello si collocano le minacce dirette alla sicurezza nazionale. Il cambiamento climatico contribuisce all’emergere di nuovi patogeni zoonotici attraverso i cambiamenti nell’uso del suolo associati al clima e la migrazione di specie, che aumentano la potenziale condivisione virale tra animali e il “salto di specie” (spillover). Malattie come la febbre di Lassa, Marburg e la febbre della Rift Valley stanno vedendo un aumento dei focolai spinto dai cambiamenti climatici. Per contrastare questi rischi, il report suggerisce investimenti in sorveglianza epidemiologica, diagnosi rapida e tecnologie predittive, anche sfruttando l’intelligenza artificiale e i dati satellitari per l’individuazione precoce di focolai.

Il secondo livello riguarda minacce indirette agli interessi economici e politici degli Stati Uniti: insicurezza alimentare, malattie infettive come colera, dengue e malaria, ed eventi estremi che causano sfollamenti e crisi umanitarie. Nel solo 2024, circa 45 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa di disastri come inondazioni, incendi e siccità. Queste dinamiche aumentano l’instabilità nelle regioni partner. Potenziare i sistemi di allerta precoce, le reti meteorologiche e i programmi di risposta sanitaria locale diventa essenziale per ridurre l’esposizione di popolazioni vulnerabili.

Il terzo livello analizza le opportunità per rafforzare il soft power statunitense attraverso iniziative cooperative. In molti Paesi, come India, Indonesia e diverse nazioni dell’America Latina, l’adattamento climatico è visto come una priorità politica. Un coinvolgimento Usa visibile e coerente in progetti di salute pubblica resiliente può consolidare alleanze strategiche e limitare l’influenza di competitors strategici come Cina e Russia. Inoltre, l’autore evidenzia il potenziale economico: il mercato globale per l’adattamento climatico e la resilienza è stimato in 1.300 miliardi di dollari entro il 2030, con settori chiave quali prodotti medici, agricoltura adattata e infrastrutture idriche resilienti.

Il testo insiste infine sulla necessità di costruire un consenso domestico più solido per evitare che la politica estera sul clima sia ostaggio di cicli elettorali. Considerata la bassa priorità assegnata al cambiamento climatico dagli elettori Usa nelle presidenziali del 2024, bisogna rafforzare reti subnazionali: stati federati, città, università e imprese possono svolgere un ruolo cruciale nel mantenere attivo il dibattito e promuovere iniziative. A livello globale, altri attori stanno già assumendo un ruolo guida. Organizzazioni multilaterali, partnership regionali e attori non governativi si stanno mobilitando per costruire risposte. Prossimi appuntamenti come la Cop30 in Brasile e il G20 in Sudafrica rappresentano occasioni per avanzare proposte operative, in particolare per la salute nei Paesi a basso reddito, attraverso nuovi strumenti finanziari e partenariati pubblico-privati.

Sofia Restani

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