Il sondaggio di Deloitte

Clima, ecco cosa preoccupa i dirigenti

2 Nov 2022
Notizie Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
Deloitte e Oxford Economics hanno intervistato oltre 700 executive di grandi aziende sulle loro preoccupazioni principali in merito alla crisi climatica. Emerge un generale ottimismo e impegno. Tra i fattori che potrebbero minacciare il progresso delle aziende sul clima, spiccano la guerra in Ucraina, l’inflazione e il greenwashing

La guerra e l’inflazione minacciano il progresso delle aziende sul clima. Lo rivela l’ultimo sondaggio pubblicato da Deloitte in vista della Cop27, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che esamina lo stato dell’azione per il clima dal punto di vista dei leader aziendali. Per l’indagine, condotta in collaborazione con Oxford Economics tra agosto e settembre 2022, sono stati intervistati 700 dirigenti presso aziende con ricavi che vanno da 250 milioni di dollari a oltre 10 miliardi di dollari, distribuite in 14 Paesi e in tutti i principali settori industriali. I risultati sono illustrati nel report “2022 Climate Check: Business’ views on climate action ahead of COP27”.

Emerge che gli executive sono generalmente ottimisti sui benefici a lungo termine degli investimenti in pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale. Tuttavia, i fattori economici e geopolitici esterni stanno minacciando i progressi aziendali in materia di clima e sostenibilità. Inoltre, il documento mette in luce le principali preoccupazioni dei top manager in merito alla crisi climatica, le azioni che stanno intraprendendo e quelle che vorrebbero che i governi intraprendessero, e il divario tra sentiment e azione per progredire verso un futuro più sostenibile.

OTTIMISMO TRA GUERRA E INFLAZIONE

Il sondaggio ha rilevato che la maggior parte dei dirigenti è ottimista sui risultati delle loro iniziative di sostenibilità: l’87% degli intervistati afferma che gli investimenti in pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale hanno benefici economici a lungo termine e il 75% concorda sul fatto che la sua organizzazione può continuare a crescere mentre riduce le emissioni di carbonio. Il 37% ha anche dichiarato che sta pianificando di accelerare gli sforzi per la sostenibilità il prossimo anno. In più, tre executive su quattro (il 75%) concordano sul fatto che la Cop27 genererà i risultati necessari per conformarsi all’Accordo di Parigi.

Dal report emerge che la maggior parte delle organizzazioni sta portando avanti attivamente strategie per il clima: il 69% degli intervistati riferisce che la sua azienda ha sviluppato e avviato misure di mitigazione e il 68% strategie di adattamento. Alcuni settori, però, sono in ritardo. Un altro 25% ha detto che la sua società ha piani strategici in atto e prevede di iniziarne l’attuazione nei prossimi due anni.

Nonostante il generale ottimismo, molti intervistati hanno detto che alcuni fattori esterni avranno un impatto sulle strategie e iniziative aziendali per il clima e per la sostenibilità. Nello specifico, quasi la metà (45%) dei dirigenti ha citato questioni quali la guerra in Ucraina e l’inflazione come causa della contrazione delle loro strategie climatiche e sostenibili nei prossimi 12 mesi.

IL GREENWASHING

Tra i rischi e le preoccupazioni legati al cambiamento climatico elencati dagli executive coinvolti nell’indagine, spiccano il greenwashing e la transizione giusta come questioni chiave che richiedono maggiore attenzione globale. Due terzi dei dirigenti riferiscono che il greenwashing è diventato una seria preoccupazione nel loro settore. Il greenwashing e la transizione equa sono anche al secondo posto nella lista dei temi che, secondo il 41% dei top manager, dovrebbero ricevere maggiore attenzione a livello globale.

Inoltre, il 63% degli intervistati ha detto che la repressione del greenwashing è la prima azione che i governi dovrebbero intraprendere in vista della Cop27 per incoraggiare le imprese ad affrontare il cambiamento climatico.

Alessia Albertin

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