UNA NOTA SUL RISCHIO DI ALTERAZIONE DEL MERCATO

Icma: così la Tassonomia gela i green bond

10 Nov 2021
Notizie ESG Market Commenta Invia ad un amico
L'associazione suona un campanello d'allarme nei confronti del progetto di legge delega, che esclude green e sustainable bond governative e derivanti dalle banche centrali, dal calcolo di Gir e Gar. Icma chiede un cambio di rotta

L’esclusione dalla Tassonomia Ue dei bond sostenibili, con le loro diverse accezioni, siano essi green, sustainable, sustainability linked, di carattere governativo ed emessi dalle banche centrali può frenare il mercato nel suo complesso. Questo l’allarme lanciato dall’International Capital Market Association (Icma), attraverso il documento “Analysis of the draft delegated act supplementing article 8 of the taxonomy regulation”, pubblicato in data 28 ottobre, di cui è stata data notizia nella rassegna stampa di questa settimana (Rassegna stampa aumentata ESG/ 277). A chiamare in causa l’intervento dell’Icma è un un progetto di atto delegato alla Tassonomia europea, relativo all’allineamento delle regole di divulgazione tassonomiche. Un progetto che qualora diventasse legge comporterebbe per gli asset manager e le banche l’obbligo di escludere  i bond sostenibili dell’Ue «nel calcolo del rapporto tra le loro attività green e quelle non sostenibili». Uno scenario che, secondo quanto affermato dall’Icma, rischierebbe di frenare l’ascesa di una nuova, ma al tempo stesso già affermata, asset class. L’accusa relativa a questo atto delegato riguarda la metodologia di calcolo sia per il Green Investment Ratio – Gir che per il Green Asset Ratio – Gar (di particolare rilevanza per gestori patrimoniali e banche), la quale sia nel denominatore che nel nominatore di queste due funzioni esclude dal calcolo governi centrali, banche centrali ed emittenti sovranazionali.

DENTRO L’ACCUSA DI ICMA

L’associazione internazionale dei mercati dei capitali, oltre a sottolineare la complessità che i player finanziari coinvolti saranno chiamati a fronteggiare dal punto di vista della disclosure delle loro esposizioni, pongono l’accento sulle conseguenze inaspettate che potranno derivare da tale esclusione (prevista dall’art. 7.1 del progetto di legge delegata).

Le conseguenze che non ti aspetti

  • Scoraggiare, rallentare o addirittura cancellare l’emissione da parte di enti sovrani sovranazionali in attesa della risoluzione del dibattito sulla metodologia di valutazione appropriata nel calcolo del Gir a Gar.
  • Generare un rallentamento della domanda. Da questo punto di vista Icma sottolinea come le imprese finanziarie soggette all’obbligo di rendicontazione e disclosure saranno incentivate maggiormente a favorire la loro esposizione a green o sustainable bond di natura corporate piuttosto che governative e sovranazionali.
  • Distorsioni dei prezzi. A tal proposito Icma dichiara come il conseguente eccesso di domanda di emissioni societarie e finanziarie nel mercato del fixed income sostenibile potrebbe generare distorsioni in termini di princing favorendo così comportamenti di carattere prettamente speculativo
  • Riduzione dei flussi di finanziamento Esg, a causa di una minore domanda.
  • Ostacolo allo sviluppo del mercato, tagliando fuori un contributo chiave garantito dalle emissioni di carattere nazionale e sovranazionale. Di conseguenza Icma sottolinea come tale manovra rischierebbe di frenare anche l’espansione in termini di liquidità re lo sviluppo del mercato

LA PROPOSTA DI ICMA

Alla luce di tali considerazioni, Icma sottolinea l’importanza e l’urgenza di revisionare la proposta di atto delegato, suggerendo di adottare l’approccio incluso nel progetto di Rts (standard tecnici di regolamentazione) che disciplina la disclosure informativa relativa ai prodotti connessi alla tassonomia emesso dalle Esas lo scorso 22 ottobre (in sostanza, una rendicontazione “con e senza gli emittenti governativi”). In alternativa Icma invoca una stesura di una metodologia ad hoc, volta ad inserire nella valutazione tassonomica anche le esposizioni sovrane, sovranazionali e derivanti dalle banche centrali, entro il 30 giugno 2024.

Stefano Ferrari

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