Lo studio di McKinsey

Le 5 sfide per decarbonizzare Scope 3

9 Lug 2021
Notizie Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
Nel report la multinazionale di consulenza analizza il percorso delle aziende verso gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. In particolare, individua cinque sfide principali che le organizzazioni devono affrontare per accelerare gli sforzi di decarbonizzazione Scope 3

Regolatori, investitori e clienti chiedono con sempre maggiore insistenza alle aziende di fare la propria parte per contrastare il cambiamento climatico. In risposta, le società hanno aumentato i propri impegni, in particolare sulla progressiva riduzione delle emissioni di gas serra di tipo Scope 1 e Scope 2, cioè quelle prodotte direttamente dalle attività dell’impresa o indirettamente attraverso l’acquisto di energia, così come stabilito dal Greenhouse Gas (Ghg) Protocol.

In anni recenti, l’attenzione si è spostata in particolare sulle catene di approvvigionamento. Delle 239 aziende che hanno firmato la Science Based Targets Initiative nel 2020, il 94% ha incluso impegni di riduzione delle emissioni presso clienti e fornitori. Una promessa non di poco conto se si considera che, per molte società, le emissioni Scope 3 rappresentano l’80% del loro impatto climatico complessivo.

Tuttavia, secondo il nuovo studio di McKinseyMaking supply-chain decarbonization happen”, che analizza il percorso delle aziende verso gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, raggiungere le zero emissioni Scope 1 e Scope 2 è una sfida tecnica ed economica notevole per molte imprese. Perciò gli obiettivi per le emissioni Scope 3 presentano un ulteriore livello di complessità.

Le emissioni Scope 3

Dall’analisi di McKinsey emerge che molte organizzazioni faticano a concretizzare i propri sforzi di decarbonizzazione Scope 3. Gli sforzi messi in atto risultano poco efficaci perché i tempi di rilevazione sono più lunghi e gli obiettivi sono generalmente più vaghi. Ma le difficoltà sono legate anche a prassi di monitoraggio e contabilizzazione del carbonio poco trasparenti e alla necessità di lavorare in collaborazione con clienti, reti di fornitura e gruppi industriali. Inoltre, un ulteriore livello di complessità è quello di mantenere gli stakeholder impegnati in uno sforzo di cambiamento complesso e di lungo periodo.

Tuttavia, il report mette in evidenza che questo approccio non può durare, perché il controllo dei clienti, delle normative e degli investitori è destinato ad aumentare significativamente nei prossimi anni. Per questo motivo il documento analizza le cinque sfide principali che le organizzazioni devono superare per accelerare gli sforzi di decarbonizzare le proprie attività.

5 sfide per la decarbonizzazione

McKinsey attribuisce alla mancanza dei fondamenti nella contabilizzazione del carbonio la prima difficoltà incontrata dalle aziende. Oggi, si legge nel report, le pratiche di contabilizzazione del carbonio nella maggior parte delle aziende sono ferme a 40 anni fa. Questo, sebbene nel mercato esistano già fornitori di soluzioni Erp e giovani startup che offrono piattaforme di calcolo delle emissioni in grado di consentire alle organizzazioni di superare questo gap.

Il secondo ostacolo individuato dalla multinazionale di consulenza è la dipendenza da dati secondari. I calcoli delle emissioni sono solitamente basati su dati approssimativi e fattori di emissione medi usati come standard generale. Lo studio sottolinea che affrontare la carenza di dati nel monitoraggio delle emissioni dei fornitori richiederà la collaborazione tra più attori della catena del valore. Il report cita anche alcuni progetti promettenti in questo ambito, come il Value Chain Carbon Transparency Pathfinder per i beni di largo consumo, lanciato dal World Business Council for Sustainable Development, e l’Open Footprint Forum, un’iniziativa del settore oil & gas.

La terza sfida che le aziende devono affrontare è stata definita da McKinsey “Alta incertezza, costi più elevati?”. In questo passaggio, la società di consulenza spiega che quando le aziende hanno utilizzato tutte le leve di decarbonizzazione “no-regret”, come la riduzione dei rifiuti, dell’energia e dei materiali, la transizione all’elettricità rinnovabile e l’ottimizzazione della logistica, probabilmente dovranno ancora affrontare in media il 70% del percorso che le separa dall’obiettivo di emissioni zero. Il problema è che le leve successive sono più complesse e costose. Per questo motivo, nel report si suggerisce alle aziende di adottare una prospettiva a medio e lungo termine per affrontare le sfide successive, impegnandosi attivamente per modellare i futuri ecosistemi di fornitura richiesti, attraverso una partnership con altri attori della catena del valore.

Il quarto elemento di complessità da tenere in considerazione è la costruzione di alleanze. Nello studio si spiega che costruire, far crescere e generare un impatto positivo attraverso delle alleanze può richiedere uno sforzo significativo, specialmente in territori inesplorati. Per questo, si suggerisce alle aziende di tenere una mappa delle proprie alleanze, degli ecosistemi e dei partner rilevanti, per evitare di disperdere i propri sforzi. In più, si consiglia di valutare regolarmente il loro potenziale di impatto rispetto allo sforzo, e di puntare su alcuni di loro.

Infine, la quinta e ultima sfida è legata al sostegno dell’impegno. La decarbonizzazione deve affrontare diverse sfide: in primo luogo, il personale richiede formazione sulle basi del cambiamento climatico, sulle specifiche della contabilizzazione e della gestione delle emissioni, sulle leve di decarbonizzazione e sulla collaborazione dei partner. In secondo luogo, il ritmo è più lento, tipicamente si parla di anni; il successo arriva tardi ed è meno tangibile; e quindi si corre il rischio di un rallentamento dello slancio e di una crescente stanchezza. In terzo luogo, si tratta di un ambito in rapida evoluzione: le innovazioni di processo, le nuove tecnologie e le nuove alleanze richiedono un costante aggiornamento del personale. A controbilanciare queste difficoltà, il report mette in luce la grande propensione dei dipendenti a impegnarsi su temi che forniscano loro uno scopo. Secondo McKinsey, perciò, sarà fondamentale definire uno scopo comune a tutta l’azienda, incentivare il raggiungimento degli obiettivi, la formazione dei dipendenti, la promozione dello scambio di idee tra stakeholder inter-funzionali all’interno dell’azienda e la costruzione di una comunità di esperti tra le aziende.

Alessia Albertin

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