Accelerare la traiettoria di riduzione delle emissioni

Moda, l’alert di McKinsey su Cop21

9 Set 2020
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Se l’industria continuerà di questo passo, mancherà gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lo rileva un report elaborato da McKinsey insieme a Global Fashion Agenda in cui si propongono una serie di iniziative per accelerare la decarbonizzazione

L’industria della moda globale ha prodotto nel 2018 circa 2,1 miliardi di tonnellate di emissioni Ghg, il 4% del totale. Si tratta delle emissioni prodotte congiuntamente in un anno da Francia, Germania e Regno Unito. Se l’industria continuerà di questo passo, mancherà gli obiettivi dell’Accordo di Parigi (si veda grafico sotto), a cui si sono impegnati a oggi solo 50 società del settore. Lo rileva un report elaborato da McKinsey insieme a Global Fashion Agenda (Gfa) in cui si delineano i due possibili scenari per l’industria: il mantenimento dello status quo; l’accelerazione della riduzione delle emissioni. Allo stesso tempo lo studio, quantificando il potenziale di decarbonizzazione, indica le aree in cui il settore può canalizzare i propri sforzi per centrare gli obiettivi di Parigi e sviluppa un’analisi sui costi collegati, confrontando gli investimenti necessari e i risparmi conseguiti.

 

 

 

Come ricorda il documento, la moda è un comparto che è stato impattato significativamente dal Covid: la pandemia ha distrutto le catene del valore, ha fatto chiudere numerosi outlet, ha costretto a ripensare i modelli di distribuzione e creato nuovi livelli di consapevolezza nel pubblico. Allo stesso tempo i consumatori stanno diventando sempre più impegnati nella sostenibilità, sia sul fronte dei temi sociali sia di quelli legati al climate change (mostrando in molti casi la volontà di cambiare abitudini di acquisto).

Accelerare la decarbonizzazione

Accelerare la traiettoria di riduzione delle emissioni per allinearsi al percorso stabilito da Cop21 nei prossimi 10 anni significa ridurre le emissioni annue a 1,1 miliardi di tonnellate, ossia del 50% rispetto agli attuali livelli. Tre sono le aree su cui si deve intervenire:

  1. riduzione delle emissioni delle operazioni upstream
  2. riduzione delle emissioni delle operazioni dei brand
  3. cambio di comportamento dei consumatori

Il focus immediato per raggiungere questo traguardo deve essere posto sulle operazioni upstream (come la produzione, preparazione e lavorazione dei materiali). Qui è possibile realizzare il 60% della riduzione delle emissioni. Dalle attività proprie dei brand può derivare un altro 20% delle riduzioni perseguite e la parte rimanente potrebbe arrivare dai cambiamenti nel comportamento dei consumatori.

Nel dettaglio, le aree di riduzione delle emissioni nelle operazioni upstream sono:

  • Decarbonizzare la produzione di materiali, attraverso un 20% circa di miglioramenti di efficienza energetica nella produzione di poliestere e circa un 40% di riduzione nell’uso di fertilizzanti e pesticidi.
  • Decarbonizzare la lavorazione di materiali, attraverso un guadagno di efficienza del 5% spostandosi dai processi “wet” a quelli “dry” e  adottando tecnologie che consumino meno energia e consumino energia rinnovabile.
  • Minimizzare la produzione di rifiuti, attraverso un miglioramento di 1-2 punti percentuali nella generazione di scarti grazie alla transizione dalle fibre ai tessili e nella produzione di indumenti grazie a migliori tecniche di design e taglio.
  • Decarbonizzare la produzione di indumenti, attraverso una riduzione del 30% dell’energia collegata alle fasi di riscaldamento e ventilazione degli impianti e del 20% di quella collegata alle macchine da cucire grazie ad upgrade tecnologici.

Sul fronte dei brand, la riduzione delle emissioni comporta il miglioramento del mix di materiali usati, l’uso di trasporti sostenibili, il miglioramento dei materiali per il packaging, la decarbonizzazione delle operazioni retail, la minimizzazione dei resi dell’ecommerce, la riduzione della sovraproduzione.

La curva dei costi

La buona notizia, secondo il report, è che molte delle azioni indicate possono essere portate avanti a costi contenuti. Circa il 90% dell’abbattimento accelerato può essere conseguito sotto il costo di circa 50 dollari per tonnellata di emissione Ghg. Circa il 55% delle azioni inoltre, porterà a risparmi netti sui costi. Le azioni restanti richiederanno di essere incentivate o dalla domanda dei consumatori o dalla regolamentazione. Inoltre, circa il 60% della riduzione richiederà capitali in anticipo e i brand e i retailer dovranno collaborare con gli attori della catena del valore per investire nei benefici di lungo termine per la società e l’ambiente.

Elena Bonanni

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